a cura di Maria Cristina Mirabello
La Brigata garibaldina “U. Muccini” prende il nome da Ugo Muccini, antifascista arcolano e si costituisce formalmente a fine estate 1944, anche se la sua storia resistenziale risale già ai giorni immediatamente seguenti l’8 settembre 1943[1].
I primi nuclei dall’8 settembre 1943 al marzo 1944: le varie peregrinazioni di essi fra Val di Magra, Trambacco, Zerla, Popetto, Vallecchia, Prede Bianche e Mariano
Il nucleo sarzanese
Le vicende della “Muccini” sono assai articolate e, per dipanarle, occorre risalire all’attività dei nuclei di ispirazione comunista usciti alla luce all’indomani dell’8 settembre 1943 in Bassa Val di Magra, dove Anelito Barontini[2], figura centrale del comunismo sarzanese, ha ristabilito subito i contatti con il centro genovese del Partito Comunista e tiene a Sarzana riunioni con ex confinati ed ex condannati[3].
Molti di essi, dopo aver cercato di convincere i soldati a volgere le armi contro i tedeschi o almeno a nascondere le armi (da recuperare al momento opportuno) cominciano, da subito, per timore dei fascisti rivitalizzati dalla presenza tedesca, ad allontanarsi dal centro cittadino, così da salvare la propria vita e rendersi disponibili per i compiti che li attendono[4].
In mezzo a tanto drammatici accadimenti, nella notte fra 9 e 10 settembre 1943, si tiene una riunione fortemente operativa, cui partecipano tutti elementi comunisti, fra cui Anelito Barontini, Paolino Ranieri, Dario Montarese, Guglielmo Vesco, Soresio Montaresi. In essa si decide un piano così caratterizzato: salvaguardare sull’immediato la vita di chi per il proprio passato antifascista è facilmente individuabile, recuperare il più possibile armi, guardare con attenzione ai giovani, per capire quali elementi possano essere guadagnati alla causa dell’antifascismo militante.
Quanto a preservare le vite dei militanti si mette in atto una sorta di “sfollamento” dalla città, verso le colline sottostanti Falcinello, senza dare troppo nell’occhio. Ad un certo punto però si stabilisce di trasferire i giovani più in alto, a Prula, si prende come riferimento logistico la casa di Benvenuto Ambrosini “Venù” nella Ghiaia di Giucano mentre si cerca di mettere in atto una raccolta ancora più ampia di armi fra Sarzana e La Spezia.
Si formano così gruppi[5] di una certa consistenza fra la Ghiaia di Giucano, Prula, monte Nebbione. Comandante militare del gruppo è generalmente riconosciuto Emilio Baccinelli e Paolino Ranieri assume di fatto il ruolo di Commissario politico[6].
L’organizzazione non si limita però al sarzanese, ma si stabiliscono anche legami con altre zone[7].
Il nucleo santostefanese e la presa di contatto con quello sarzanese
Parallelamente, un importante fenomeno aggregativo si verifica anche a Santo Stefano, dove non c’è un gruppo già politicamente maturo e formato alla lotta come a Sarzana, ma dove tutta una serie di elementi si ritrovano intorno a Primo Battistini “Tullio”, figlio di un ardito del popolo del ’21. Proprio Battistini si porta subito dopo l’8 settembre 1943 alle pendici del Monte Grosso, fra Aulla e Santo Stefano[8].
All’inizio, nonostante la vicinanza, non c’è contatto fra i sarzanesi e i santostefanesi. Battistini si relaziona infatti con i sarzanesi solo dopo l’attentato compiuto nel dicembre 1943 a Sarzana dai G.A.P. ispirati da Baccinelli contro il commissario prefettizio e segretario del Partito Fascista repubblicano, Michele Rago[9].
Dunque questi nuclei originari compiono le loro azioni nella zona di Caprigliola, con Primo Battistini “Tullio”, e alle Prade di Falcinello con i sarzanesi Paolino Ranieri “Andrea”, Dario Montarese “Brichè”, Emilio Baccinelli. Primo Battistini, che ha dato un contributo alle stesse operazioni gappistiche sarzanesi, si sposta, dopo di esse, anch’egli verso le Prade di Falcinello.
Lo spostamento dalle zone originarie al Trambacco
Poiché alla fine del 1943 la possibilità di rappresaglie operate sul territorio dalla G.N.R. e dalla Xa Flottiglia M.A.S. si fanno, anche a causa dell’attentato contro Rago, più pesanti, viene deciso il trasferimento dei nuclei di “ribelli” operanti fra i Succisi di Caprigliola, Ponzano e Falcinello, in località più sicura, al Trambacco di Tresana, sul confine fra i Comuni di Podenzana (MS) e Bolano (SP).
Il primo gruppo si trasferisce il 27 dicembre 1943: in esso c’è Primo Battistini, Emilio Baccinelli, Enrico Vesco, Ernesto Parducci, Pilade Perugi. Qualche giorno dopo arriva un altro gruppo di uomini fra cui Paolino Ranieri, Flavio Bertone, Goliardo Luciani. Arrivano anche Anelito Barontini, Giovanni Albertini, Anselmo Corsini[10] che dopo l’8 settembre 1943 fanno parte del Comitato federale del PCI.
Va detto che secondo alcuni è proprio al Trambacco che si costituisce la “Muccini” come formazione partigiana, ma molti spostano in avanti la data.
Comunque sia è dal Trambacco che vengono portate una serie di azioni nel cuore di Sarzana. Dopo alcuni giorni però Anelito Barontini, segretario della federazione del PCI, ritorna al piano e chiama a capo dei G.A.P Arturo Baccinelli con cui parte anche Anselmo Corsini.
Il gruppo del Trambacco si scinde
Vicende del nucleo sarzanese fino alla permanenza a Vallecchia
Tuttavia, dopo poco tempo, verso la metà gennaio 1944, le condizioni di vita in zona e la difficile sopravvivenza spingono il gruppo a dividersi. Il nucleo di vecchi antifascisti sarzanesi, come Ranieri, Podestà, Vesco, Montarese e Luciani si trasferisce così a Zerla (Comune di Albareto, PR). Anche da lì però i “ribelli” devono venire via in quanto sulle loro tracce sono i fascisti.
Proprio perciò i partigiani varcano la catena del Gottero e raggiungono Popetto di Tresana (MS) che nel febbraio-marzo diventa il punto geografico di riferimento dei resistenti sarzanesi. A Popetto arriva poi l’indicazione di convergere fra forte Bastione e Vallecchia (tra i comuni di Castelnuovo Magra e Fosdinovo). Proprio sul finire della permanenza a Vallecchia si unisce organicamente al gruppo Flavio Bertone “Walter”[11], futuro comandante della Brigata “Muccini”.
Vicende del gruppo santostefanese fino all’arrivo a Mariano
Fra i “ribelli” del Trambacco c’è però, come già detto, anche una decina di uomini che, raccolti intorno a Primo Battistini, preferiscono, dopo aver lasciato quella zona, andare verso l’alto, alle Prede Bianche, fra Val di Vara e Val di Magra, dove il 30 gennaio 1944 vengono sorpresi e sopraffatti[12]. I superstiti[13], e fra essi lo stesso Battistini, si recano dapprima a Fontanedo, poi a Rovano ed infine a Mariano nel Comune di Valmozzola (PR).
Dal marzo 1944 alla liberazione di Bardi[14]
Proprio a Mariano, località dove agisce la “Banda Betti”, sono affluiti ed affluiscono molti antifascisti arcolani (fra cui Luigi Valentini, Luciano Picedi, Ezio Bassano). Primo Battistini “Tullio”, subentra nel marzo ’44 al comandante Betti, morto alla testa dei suoi uomini nell’attacco di Valmozzola[15] ma, dopo qualche tempo, viene messo in minoranza nel raggruppamento partigiano, a causa dei metodi di conduzione dei “ribelli”[16]. Subentra a lui Flavio Bertone “Walter”.
Quest’ultimo, fra i primi resistenti sarzanesi, è stato fino all’aprile 1944 nelle zone più alte delle colline fra Fosdinovo, Canepari e Giucano, passando nel Parmense proprio nel quadro delle vicende legate alla sostituzione di Battistini. In tale sostituzione gioca un ruolo di primo piano Paolino Ranieri: egli, recatosi infatti in precedenza, su richiesta del C.L.N. spezzino e del P.C.I. nel Parmense, dove sono più attivi i gruppi di “ribelli” e dove, fra le bande organizzate, c’è quella comandata da Mario Betti, composta da circa quaranta uomini, originari quasi tutti della provincia spezzina, svolge una funzione di collegamento con il territorio spezzino.
Poiché durante l’assalto al treno alla stazione di Valmozzola operato dalla banda di Betti, quest’ultimo, come già detto, muore, e poiché si origina una forte divisione fra i partigiani del gruppo, i quali non accettano il modo con cui il nuovo comandante (già vice), “Tullio” Battistini, si è posto a capo di essi e li guida, proprio Ranieri, nel frattempo rientrato nello Spezzino con l’intenzione di portare con sé Flavio Bertone “Walter” e un gruppo di uomini (obiettivo che riesce a conseguire conducendoli appunto nel Parmense), trovata al ritorno la banda pericolosamente scissa in due tronconi, cerca di porre rimedio alla rischiosa situazione. Dopo una nottata assai tesa, caratterizzata da aspre discussioni, viene eletto all’unanimità comandante, per le doti che gli vengono riconosciute e per la stima di cui gode, Flavio Bertone[17] (commissario è Ranieri).
Proprio la banda dei partigiani di “Walter” (che nel frattempo si è denominata “Ugo Muccini”, anche se non tutti sono d’accordo su questa datazione, collocandola alcuni temporalmente prima ed altri dopo)[18] riceve così dalla XII Brigata Garibaldi “Parma” l’impegnativo compito di liberare il paese di Bardi, cosa che fa il giorno 11 giugno 1944. Da tale operazione nasce una delle repubbliche partigiane, quella del Ceno, cui segue l’istituzione del territorio libero della Val Taro il 15 giugno 1944.
Tali esperienze finiranno drammaticamente quando l’iniziativa passerà di nuovo nelle mani dei nazi-fascisti con i rastrellamenti di luglio (la prima colonna nazi-fascista rientra a Borgotaro il 15 luglio 1944).
Ritorno nel territorio Spezzino di Flavio Bertone con i suoi uomini e di Piero Galantini, già comandante della 37 B e del distaccamento “Bottero”.
Dopo l’arrivo a Roma degli Alleati, il C.L.N. della Spezia, verso il 10 luglio 1944, chiede però che il gruppo di Flavio Bertone “Walter” rientri nella zona di Sarzana, posizionandosi alla Nuda di Falcinello.
Qui arriva anche, a seguito di varie vicissitudini, ai primi di agosto, un altro gruppo di partigiani, comandato da Piero Galantini “Federico”, anche lui sarzanese, proveniente da una vecchia famiglia antifascista. “Federico”, già ufficiale di complemento dell’esercito, renitente alla chiamata della R.S.I., andato ai monti nelle zone interne dell’alta Lunigiana, dopo il ferimento di Ernesto Parducci “Giovanni”, ha assunto le funzioni di comando della 37 B che viene annientata dal terribile rastrellamento dei primi di luglio[19].
Poiché fra nuove leve e rientri con la fine di luglio aumenta notevolmente nel Sarzanese l’affluenza di partigiani, si pone la questione di dare maggiore organicità ai 14 distaccamenti, per oltre 800 uomini, che ormai sono stanziati da Ortonovo ad Aulla.
Costituzione formale della Brigata “U. Muccini”
Proprio per corrispondere alla evidente necessità di una più efficace organizzazione, i comandanti dei vari gruppi si riuniscono il 19 settembre 1944 nel bosco di Faeta, dando vita alla Brigata d’assalto garibaldina “Ugo Muccini”, con Galantini comandante, “Walter” vice (non viene indicato come tale formalmente ma lo è di fatto) e Dario Montarese “Briché” commissario. Paolino Ranieri, dapprima commissario, viene infatti delegato dal Partito Comunista all’importante compito di Ispettore delle Brigate garibaldine.
La Brigata “Muccini” risulta formata da nove distaccamenti:
“Baccinelli”: comandante Flavio Bertone e commissario Guglielmo Vesco;
“Bottero”: guidato ancora per qualche tempo da Piero Galantini, commissario Guido Bottiglioni;
“Gerini”: comandante Giorgio Cargioli e commissario Bruno Caleo;
“Righi”: comandante Rinaldo Caprioni e commissario Mario Portonato (Caprioni è subentrato a Ezio Bassano);
“Orti”(che prende il nome “Cheirasco”): comandante Lido Galletto e commissario Vilmo Cargioli;
“Garbusi”: comandante Socrate Benacci e commissario Nunzio Badiale;
“Signanini”: comandante Vincenzo Montani e commissario Angelo Tasso;
“Spadoni”: comandante Primo Battistini “Tullio”[20] e commissario Gaetano Ferrario;
“Bertoni”: comandante Vitaliano Gambarotta e commissario Luigi Cibei.
Il Comando di Brigata si insedia a Canepari.
Azioni della Brigata “Muccini” fino al rastrellamento del 29 novembre 1944 quando una parte della Brigata passa le linee
Frequenti, importanti e spesso clamorose sono le azioni della “Muccini: ad essa aderisce anche un capitano tedesco, Rudolph Jacobs, che nel settembre diserta con il suo attendente, morendo poi il 3 novembre 1944 nel corso di un eroico e sfortunato attacco, da lui stesso organizzato, alla caserma fascista sita nell’albergo “Laurina” a Sarzana.
Nell’ambito di tali azioni va ricordato quando fra 25 e 26 settembre 1944 cinquanta partigiani entrano senza colpo ferire in Sarzana per liberare degli ostaggi che nel frattempo però sono stati trasferiti altrove, bloccando completamente la città nella notte successiva; fra 5 e 6 ottobre un gruppo del “Baccinelli” disarma inoltre alcuni soldati tedeschi e i militi della stazione ferroviaria, recuperando armi e munizioni.
Tutto ciò è particolarmente insidioso per i nazi-fascisti che attaccano la Brigata il 29 novembre 1944, nel corso di un durissimo rastrellamento (operazione “Barbara”), previsto dal Comando tedesco sull’arco temporale 27 novembre – 2 dicembre, al fine di ripulire dai ribelli tutto il retrofronte apuano – lunigianese.
Stretta nella morsa di circa 10 mila nazi-fascisti, cannoneggiata dalla Palmaria, da Punta Bianca e da altre postazioni, la “Muccini” affronta furiosi combattimenti fino alla sera, quando si contano 15 morti e 19 feriti.
Si distinguono in particolare i distaccamenti “Baccinelli”, “Gerini” e “Cheirasco”, rimarchevole è anche la condotta dello “Spadoni” e del “Baruzzo”.
I sopravvissuti si danno appuntamento a Giucano, a mezzanotte, per decidere come procedere. In tale incontro si concorda che il grosso della Brigata si diriga, sotto la guida di Piero Galantini, verso le Alpi Apuane (essa diventerà la così detta Brigata “U. Muccini” di linea)[21], mentre Bertone e Ranieri, rientrato da tempo sulla Brigata in qualità di Commissario, sarebbero rimasti nascosti nei boschi della zona per occuparsi dei feriti.
Le vicende della “Muccini” dopo il rastrellamento del 29 novembre 1944
Proprio mentre Ranieri sta cercando i medicinali necessari a curare i feriti, il 14 dicembre 1944, cade in un’imboscata, viene ferito, arrestato ed incarcerato al XXI° fanteria della Spezia (v. per un approfondimento), dove rimarrà prigioniero, nonostante i numerosi tentativi esperiti per liberarlo, fino al 23 aprile 1945.
In tali drammatiche circostanze Bertone, affiancato da Dario Montarese “Brichè” in qualità di Commissario, a sua volta catturato ma poi liberato tramite uno scambio nel mese di marzo, riesce a tenere uniti gli uomini rimasti, ricostituendo formalmente il 16 dicembre 1944 la “Muccini”, che al 30 gennaio 1945 risulta articolata nei seguenti distaccamenti: “Baccinelli”, “Righi”, “Picedi”, “Gerini”, “Baruzzo” e “Spadoni” per un totale di 103 uomini.
E sarà proprio “Walter”, con la Brigata “U. Muccini”, a liberare Sarzana, prima dell’arrivo degli Alleati, il 23 aprile 1945. In tale frangente ci sarà sulla piazza di Sarzana l’abbraccio fra Bertone e Galantini, che rientra alla testa della Brigata “Muccini di linea”, insieme alle truppe americane.
Fonti
- Serie Brigata “U. Muccini”, Archivio Storico, I.S.R. La Spezia
- Galantini Piero, La Brigata Garibaldi Ugo Muccini- Vicende e aspetti della Resistenza armata sarzanese, in La Spezia, Rivista del comune, n.4-6, 1955
- Ambrosini, Paolo; Mongatti, Giulio, Nascita del primo gruppo patriottico nel Sarzanese, in Rivista Comune La Spezia 1964-65, in occasione del Ventennale della Liberazione, pp.146-147
- AA.VV. Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano 1968, biografie di Anelito Barontini, Bertone Flavio, Paolino Ranieri.
- Galantini Piero, Ricordo del partigiano tedesco Rudolph Jacobs, in La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana, I.S.R. La Spezia, 1973
- Ricci, Giulivo, Avvento del Fascismo Resistenza e Lotta di Liberazione in Val di Magra, I.S.R., La Spezia, 1975
- Ricci, Giulivo, Contributi alla storia della Resistenza in Lunigiana, Benedettina, 1976
- Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U.Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978
- Neri, Giorgio, Arcola nel movimento partigiano della Bassa Val di Magra-La strage di Ressora, in Comune di Arcola-Comitato Unitario della Resistenza, Arcola tra storia e ricordo 1939-1945, Centrostampa, Arcola, 1996, pp.45-60
- Neri, Giorgio, Di alcune testimonianze (Giovanni Gattoronchieri, partigiano della Brigata “U.Muccini”, Michele Bacchini “Giuseppe” e “Luciano” partigiano della Brigata “Ugo Muccini”, Danilo Zappa “Boero” partigiano della Brigata “Ugo Muccini”) in “Arcola tra storia e ricordo”, cit.
- Bertone, Flavio, Ezio Bassano l’uomo e il partigiano, in Arcola tra storia e ricordo, cit.
- Comitato Provinciale Unitario della Resistenza della Spezia, Walter, Un uomo della Resistenza, Edizioni Giacché, 2000, con particolare riferimento a Estratti dalle interviste rilasciate da F.Bertone a Teleliguria Sud (L’altra faccia del personaggio, a cura di E. Colombo nel 1998) e all’Archivio storico della regione Liguria nel 1994, pp.15-29; Testimonianza rilasciata da Paolino Ranieri pp. 48-51; Testimonianza rilasciata da Piero Galantini pp.107-109
- Neri Giorgio (a cura), Comune di Arcola-A.N.P.I. di Arcola Percorsi partigiani, Edizioni Giacché, 2005 (Cippo di Enzo Fosella, Lapide a ricordo di Ezio Bassano, Cippo ai caduti del rastrellamento del 29 Novembre, Cippo di Valentini Luigi, Cippo di Ivano Franciosi
- Gimelli, Franco; Battiflora, Paolo, (a cura di), Dizionario della Resistenza in Liguria, Genova, De Ferrari, [2008?]. In tale testo so0no ritrovabili i seguenti nomi di partigiani, utili per capire anche le vicende della “Muccini”: Barontini Anelito pp. 44-45, Bertone Flavio p.56, Galantini Piero p. 159, Montaresi Dario p.240, Ranieri Paolino pp. 294-295
- Pino Marchini “Un berretto pieno di speranze. I ricordi di Vanda Bianchi” (Edizioni Cinque Terre, 2010)
- Devoto, Angelo; Manfredi, Jolanda, Vitozzi, lo scugnizzo, Storia di un bambino partigiano, Edizioni Giacché, 2012, cap.11-12-13-14-15-16-17
- Gori, Vega, “Ivana” – Mirabello, Maria Cristina, “Ivana” racconta la sua Resistenza- Una ragazza nel cuore della rete clandestina, Edizioni Giacché, 2013, in particolare “Il momento dell’effettivo impegno nella Resistenza” pp. 43-45 (figura di Anelito Barontini)
- “Dai monti di Sarzana” e “La brigata dei sarzanesi” in Pagano, Giorgio, Eppur bisogna ardir, La Spezia partigiana 1943-1945, Edizioni Cinque Terre, 2015
- Sintesi conversazione di M. Cristina Mirabello con Anna Maria Vignolini (23 novembre 2015), ritrovabile alla nota 3 della Scheda “Gruppi Difesa della Donna”
Fonti per approfondimenti
- Flavio Bertone “Walter”, comandante della Brigata “Muccini”
- Partigiani della “Muccini” o comunque di patrioti legati ad essa e che trovano la morte nelle vicende resistenziali, si consiglia di visitare le pagine collegate ai nomi raggruppati per località:
Castellini Angelo, Fosella Enzo, Franciosi Ivano, Picedi Luciano, Valentini Luigi;
Antognetti Bruno, Baruzzo Giovanni, Battilani Filippo, Cacioppo Renato, Camaiora Luigi, Capetta Gioacchino, Casale Adriano, Matelli Ferruccio, Persico Michele, Ratti Silvio, Spadoni Gino;
Baruzzo Esperio, Bellegoni Eugenio, Benacci Socrate, Garbusi Nilo, Meneghini Enzo, Musso Lucio Oriano, Venturini Sildo. - La Brigata U. Muccini
- Archivio della Resistenza
- Paolino Ranieri
- Dai monti di Sarzana
- Un berretto pieno di speranze
- Interviste a partigiani/patrioti inquadrati nella Brigata U. Muccini o a contatto con essa: Dimmo Baldassini, Flavio Bertone, Vanda Bianchi, Paolo Bonvini, Mario Giacomelli, Andrea Lombardi, Paolino Ranieri
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Note
[1] Ugo Muccini, nato ad Arcola (SP) nel 1910, è dirigente di zona a soli 23 anni, con lo pseudonimo di Omero, della Federazione Giovanile Comunista clandestina. Diventato responsabile nel 1934 dell’organizzazione in tutta la provincia, viene individuato dall’O.V.R.A. nel 1935. Guada allora il fiume Magra e si rifugia nella zona di Sarzana rimanendo nascosto per alcuni mesi presso il comunista Dario Montaresi. Nel 1936 Anelito Barontini, anche lui esponente del Partito Comunista clandestino, riesce a far espatriare Ugo Muccini, e con lui l’arcolano Bruno Rolla, cui dà accanitamente la caccia la polizia politica fascista. I due arrivano a Fiume e, aiutati da un finanziere di Arcola, Eugenio Vignale, lì in servizio, passano in Yugoslavia, da dove vanno in Austria ed infine giungono a Parigi, al Centro estero del Partito Comunista. Scoppiata la guerra civile in Spagna, Ugo Muccini si arruola subito nelle Brigate Internazionali e combatte per circa due anni nella Centuria “Gastone Sozzi”. Ferito sul fronte di Madrid, dopo la convalescenza, chiede di tornare al fronte per combattere l’ultima battaglia, quella dell’Ebro, nel corso della quale muore eroicamente, il 13 settembre 1938, a Sierra Caballs. (Le notizie su Ugo Muccini sono tratte da Neri Giorgio (a cura), Comune di Arcola-A.N.P.I. di Arcola, Percorsi partigiani, Edizioni Giacché, 2005)⇑
[2] Anelito Barontini, Medaglia d’argento al V.M., nato nel 1912, operaio tornitore, nel 1931 entra nel PCI clandestino, in cui assume incarichi di sempre maggiore responsabilità. Scoperto, viene però arrestato, insieme a molti altri comunisti, nell’ambito di una vasta retata dell’O.V.R.A. Deferito al Tribunale Speciale, nel 1938 è condannato a quattro anni di carcere.
Avendo goduto di un condono speciale concesso dal re Vittorio Emanuele III in occasione della nascita del nipote Vittorio Emanuele, figlio di Umberto, può rientrare prima del termine della pena a Sarzana, dove vive dapprima in libertà vigilata, riprendendo poi il proprio lavoro presso l’Officina Guastini in via del Canaletto alla Spezia. Nel frattempo ha riallacciato i contatti con il Partito Comunista, diventando figura di riferimento non solo di esso. Promotore delle manifestazioni antifasciste in provincia dopo il 25 luglio 1943, subito dopo l’8 settembre 1943 organizza i gruppi di resistenza sarzanese, seguendone le peripezie geografiche fino al Trambacco, da cui scende in quanto proiettato sempre più in un’ottica provinciale, essendo diventato segretario del P.C.I. al posto di Terzo Ballani. Si adopera così attivamente per organizzare le S.A.P. cittadine ed è fra i promotori e organizzatori degli scioperi del marzo 1944. Ormai segnalato e noto ai nazi-fascisti deve però lasciare lo Spezzino e recarsi a Genova: qui diventa Commissario politico della VI zona Operativa, e proprio mentre svolge questa funzione, è incaricato di una delicata ed importante missione presso gli Alleati. Nel dicembre 1944 va infatti a Roma per contattare gli angloamericani e il governo italiano, ottenendo dal ministro Casati cinque milioni di lire, una cifra enorme a quell’epoca, che, essendo egli paracadutato al ritorno da un aereo, può arrivare alla Resistenza ligure. Dopo il drammatico rastrellamento del 29 novembre 1944, che vede una parte della “Muccini” decimata passare il fronte, Barontini contribuisce anche alla riorganizzazione della parte rimasta nello Spezzino. Alla Liberazione è il primo Sindaco di Sarzana; eletto in Parlamento alla Costituente e quindi alla I, II e III Legislatura per la Camera ed infine alla IV per il Senato, ricopre nel corso della sua lunga attività incarichi assai rilevanti nel P.C.I. (fra cui quello, per un certo periodo, di membro della Segreteria nazionale). Rientrato a Sarzana nel 1970, diventa nuovamente Sindaco di essa nel 1971. Muore nel 1983.⇑
[3] Va tenuto presente come a Sarzana (con propaggini ad Arcola) sia presente un consistente gruppo antifascista composto da comunisti che hanno già patito carcere e confino. La maggior parte di essi è stata processata e condannata a seguito del processo del Tribunale Speciale l’8 marzo 1938. Rientrati però a casa negli anni seguenti, costituiscono il nucleo organizzativo di riferimento primario per capire la precocità delle future vicende resistenziali. Per questi comunisti citiamo, fra gli altri, i sarzanesi Anelito Barontini (v. nota 2 della presente Scheda), Paolino Ranieri, Dario Montarese, Luigi Cibei, Goliardo Luciani, Carlo Ferrari e l’arcolano Flavio Maggiani. Il 26 luglio 1943 a Sarzana si tiene una grande manifestazione antifascista che precede quella che avviene alla Spezia il 29 luglio. Il P.C.I. provinciale si riorganizza dandosi un organo collegiale di cui fa parte lo stesso Barontini e partecipa al Comitato delle correnti antifasciste che precede il C.L.N. Se è pur vero che i partiti antifascisti si presentano impreparati all’8 settembre 1943, fra essi quello comunista presenta una struttura organizzata più efficiente e comunque decisamente migliore rispetto ad altri. Le riunioni vedono ad esempio la presenza di confinati come Goliardo Luciani ed ex condannati quali Paolino Ranieri, Dario Montarese e Guglielmo Vesco (v. Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U. Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978, pp. 16-18)⇑
[4] Fra questi Montarese, Guglielmo Vesco, Eugenio Guastini, Eugenio Merino Bellegoni.⇑
[5] Secondo Ambrosini, Paolo; Mongatti, Giulio, Nascita del primo gruppo patriottico nel Sarzanese, in Rivista Comune La Spezia 1964-65, in occasione del Ventennale della Liberazione, citato nelle Fonti, il primissimo gruppo, componente quella che sarà la “Muccini”, è costituito da (N.D.R.: seguiamo l’ordine dato dagli Autori): Baccinelli Emilio, Ranieri Paolino, Forcieri Vittorio, Forcieri Alfio, Perugi Turiddu, Perugi Pilade, Vesco Guglielmo, Luciani Goliardo, Podestà Giuseppe, Rocca Bruno, Gilardi Oriano, Badiale Nunzio, Boccardi Ugo vulgo “Ramella”.⇑
[6] La carica di Commissario attribuita a Ranieri è ritrovabile in Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U. Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978, p. 32. Nota biografica: Paolino Ranieri “Andrea”, Medaglia d’argento al V.M, nasce nel 1912. Iscritto al Partito Comunista dal 1932 cade nella retata dell’O.V.R.A. in cui sono catturati molti altri suoi compagni (v. Nota 2 della presente Scheda). Condannato a quattro anni di reclusione nel 1938, esce dal carcere per un condono nel 1940 ed è posto in libertà vigilata. Rimasto in contatto con il P.C.I. è fra i primi ad organizzare la Resistenza a Sarzana, diventando poi Commissario politico della Brigata “U.Muccini” ma anche Ispettore delle Brigate “Garibaldi”. Rimasto a fianco di Flavio Bertone “Walter” quando una parte della Muccini, dopo il rovinoso rastrellamento del 29 novembre 1944, passa le linee, nel dicembre 1944 viene ferito, catturato e imprigionato nel carcere dell’ex XXI Fanteria alla Spezia, da cui esce fortunosamente solo poco prima della Liberazione. E’ ininterrottamente sindaco di Sarzana dal 4 aprile 1946 al 19 maggio 1971. Promotore attivissimo del Museo Audiovisivo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia, muore nel 2010.⇑
[7] Si forma un gruppo ad Arcola intorno a Flavio Maggiani (con Aldo Galazzo e Gioele Venturini), contatti sono stabiliti con Lerici (dove è Armando Isoppo “Ezio”) e con Pitelli.⇑
[8] A questo gruppo sono riconducibili anche Ottorino Schiasselloni e Adalberto Signanini. Le vicende di ambedue rimarranno legate a quelle di Primo Battistini che, morto il Signanini, chiamerà in seguito una formazione partigiana che egli comanda proprio “Signanini”. Più complesse le relazioni fra Battistini e Schiasselloni. Quest’ultimo, personaggio molto “sui generis”, sarà fortemente sospettato di avere eliminato o essere comunque coinvolto nell’eliminazione del Signanini, sparito in circostanze misteriose e ritrovato colpito da tredici pallottole verso la fine di gennaio 1944 (v. Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U.Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978, pp. 63, 65). Con Schiasselloni Primo Battistini terrà rapporti alterni, a tratti del tutto ostili e a tratti di maggiore intesa. (Per un ulteriore approfondimento su Schiasselloni v. anche Fiorillo, Maurizio, Tesi di Dottorato, Uomini alla macchia, partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-45, a.a. 2005, Capitolo Resistenza organizzata e “irregolari” . I dimenticati e gli epurati (pp.324-331). Sempre nella stessa sezione è contenuto l’interessante capitolo “La questione Tullio” pp.332-349.⇑
[10] Sia Albertini che Corsini sono comunisti di lunga data. In seguito rivestiranno posti di primo piano nell’organizzazione della IV Zona Operativa (v. per la loro biografia le note, per Albertini, e per Corsini⇑
[11] v. per un approfondimento⇑
[12] v. per un approfondimento⇑
[13] Angelo Tasso, Luigi Amedeo Giannetti, Giuseppe il polacco, Nino Gerini, Luciano Magnolia (v. Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U. Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978, p. 65)⇑
[14] Di fronte alle difficoltà che nello Spezzino incontra l’organizzazione della lotta armata, il P.C.I. e il C.L.N. hanno lavorato intorno all’idea di dirigere uomini e mezzi su territori più lontani ma più idonei. Le zone cui si pensa sono Valmozzola nel Parmense ma anche il Merizzo, nella Lunigiana interna, dove risiede un fervente comunista, Edoardo Bassignani, già confinato alle Tremiti.⇑
[15] v. per un approfondimento⇑
[16] E’ a questo punto che Battistini si sposta, con alcuni uomini a lui più legati, nello Zerasco (Adelano, Coloretta, Patigno) dando vita, ex novo, al raggruppamento “Signanini”, poi, da fine luglio ’44, Brigata d’assalto “M. Vanni”⇑
[17] La fama di Bertone si è consolidata e ampliata dopo l’attentato ad un treno del 20 marzo 1944 (in tale attentato egli ha avuto infatti un ruolo fondamentale, v. “G.A.P.”)⇑
[18] Sull’attribuzione del nome “Muccini” e sul fatto che probabilmente il primo nome fosse “Baccinelli”, v. analisi puntuale della questione in Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U.Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978, pp. 164-165⇑
[19] Ai primi di giugno 1944 all’Apella, frazione del comune di Licciana Nardi, in provincia di Massa-Carrara, in Lunigiana, si raccolgono gruppi di giovani intorno a Ernesto Parducci, salvatosi fortunosamente (ma rimasto ferito) nel drammatico episodio di Monte Barca del marzo 1944 (v. per un approfondimento). L’opera di reclutamento avviene attraverso Edoardo Bassignani “Ebio”, antifascista e comunista di lunga data, che sta al Merizzo (v. Nota 12 nella presente Scheda) e attraverso altri che collegano la zona a Sarzana. Si costituisce cioè la formazione conosciuta come 37B: per chi sia al comando di essa, esistono versioni diverse. Qualcuno dice che comandante all’inizio sarebbe stato lo stesso Bassignani (che, diventato in seguito comandante della Brigata “Leone Borrini” ed Ispettore di zona per il P.C.I., sarà catturato ed ucciso dagli alpini della fascista “Monterosa” il 3 febbraio 1945), mentre altri parlano di Ernesto Parducci, cui sarebbe subentrato, dopo il suo secondo ferimento avvenuto il 18 giugno 1944, Piero Galantini. Infatti da Sarzana, tramite C.L.N. e P.C.I. è arrivato, fra gli altri, nel maggio 1944, anche Piero Galantini, ragioniere, giovane sottotenente di artiglieria, che diventa responsabile della postazione alla Prada del Ferro, sopra l’Apella. Galantini, con i suoi uomini, il 17 giugno 1944 attacca con un’audace operazione il presidio delle polveri a Virgoletta (Villafranca) catturando militi e civili, nonché asportando armi ed esplosivi, fra 24 e 27 giugno mette fuori uso tratti di linee telefoniche, il 29 c’è uno scontro alla periferia di Bagnone. Ma il 30 giugno 1944 inizia un terribile rastrellamento nazi-fascista in cui periscono decine fra partigiani e civili ed in cui si verificano episodi di rara crudeltà, come l’efferata uccisione del partigiano Adelmo Bottero “Ottaviano”. In tale frangente Galantini, che ha disposto di trasportare in luogo riparato il Parducci, dato l’ordine di decentrarsi a piccoli gruppi, rimane non lontano da Collesino, scendendo poi sotto il paese e trovando rifugio in una grotta con il Parducci ed altri sei-sette partigiani. Terminato il rastrellamento ritorna all’Apella dove, trascorsi altri due o tre giorni, mentre cade la libera repubblica del Ceno, arriva anche Bertone con il suo gruppo, richiamati peraltro a casa dal C.L.N. e dal P.C.I. spezzino. Da lì tutti i sarzanesi, compreso Galantini, si dovranno spostare verso Sarzana. Arriverà prima però la formazione di Flavio Bertone. Infatti il gruppo in cui sono Piero Galantini e Pietro Magnani del Merizzo, dopo uno scontro con i tedeschi a Piazza al Serchio, raggiunge il monte Tondo dove stanno il maggiore Oldham e Roberto Battaglia “Barocci” e dove è fissata la sede della costituenda Divisione Lunense. Subiscono così un ulteriore rastrellamento il 29 luglio 1944, hanno successivi contatti con Alfredo Contri e Dario Montaresi”Brichè” per portarsi infine nella zona fra Viano, Ponzanello e Canepari dove si ritrovano fra 3 ed 8 agosto 1944 tutti i sarzanesi che daranno vita alla Muccini (la presente Nota deriva essenzialmente dalla lettura di “La 37 B e la Brigata d’Assalto Leone Borrini” in Ricci, Giulivo, Contributi alla storia della Resistenza in Lunigiana, Benedettina, 1976)⇑
[20] Nella Brigata “Muccini” confluisce dunque, a questo punto, anche il già più volte citato Primo Battistini “Tullio”: risultano infatti a lui fortemente legati tre distaccamenti della “Muccini”, cioè il “Signanini”, lo “Spadoni” e il “Bertoni”, cui però Battistini vorrebbe dare la fisionomia di battaglione autonomo. Per capire come mai Battistini si sposti sulla “Muccini” occorre ricordare brevemente quanto segue: Battistini, figura di riferimento per molti santostefanesi, postosi dopo le vicende legate alla banda Betti e l’estromissione dal posto di comando a capo di una nuova formazione, denominandola “Signanini” e poi “Vanni”, è fra i comandanti partigiani inquadrati nel Comando Unico che prende vita a fine luglio 1944 nel territorio spezzino (v. Comando IV Zona Operativa). Quando avviene il terribile rastrellamento dell’inizio agosto 1944, egli viene estromesso dal Comando della “Vanni”, per la condotta tenuta nel corso dei drammatici eventi: v. a tale proposito Battaglione M. Vanni), anche per un giudizio complessivamente negativo già emerso su di lui in seno al Partito Comunista. Egli aveva allora strutturato un altro Battaglione, ri-denominandolo “Signanini” (per la denominazione “Signanini” v. anche nota 6 nella presente Scheda) e stanziandolo sulle balze di Monte Grosso. Tuttavia, al momento della costituzione della “Muccini”, sempre Battistini confluisce, nonostante un diniego alla sua riabilitazione da parte del Comando Ia Divisione Liguria e parecchi dubbi provenienti da più parti, compresi quelli di alcuni importanti esponenti del Partito Comunista, in tale Brigata. Autore il 24 settembre 1944 dell’azione in cui viene ucciso un tedesco a Ressora di Arcola mentre altri due vengono fatti prigionieri (a seguito di ciò i nazifascisti attueranno una terribile rappresaglia fucilando sempre a Ressora dieci patrioti: v. per un approfondimento) cerca peraltro sempre di ottenere autonomia rispetto alla “Muccini”, causando problemi non da poco, come si evince da documenti consultabili (cfr, pochi giorni prima del drammatico rastrellamento del 29 novembre 1944 la lettera di P. Galantini, in Serie Brigata Muccini, Archivio Storico I.S.R. La Spezia, busta 172). Non a caso i rapporti dello stesso Battistini con la “Muccini” (ma anche in genere con alcuni dirigenti del Partito Comunista, con il C.L.N. e soprattutto con il Comando IV Zona) saranno caratterizzate da relazioni tese e burrascose. In questo quadro, assai articolato e non sempre facile da decifrare e descrivere, Battistini preferisce individuare ad un certo punto come interlocutori privilegiati gli Angloamericani, per cui, dopo il rastrellamento del 29 novembre 1944, egli confermerà tale atteggiamento e formerà, essendo andato oltre le linee, un gruppo direttamente dipendente, secondo quanto egli afferma, dal Comando Alleato, tanto da far comparire nei suoi carteggi la dicitura “Comando gruppo sabotatori Tullio – Special Force”, sebbene anche i suoi rapporti con gli Alleati non risultino sempre positivi. Il gruppo “Tullio”, del tutto sganciato ormai da ogni etichetta politica, rientrato poi da oltre le linee, opererà numerosi sabotaggi ai margini della IV Zona Operativa, suscitando e coltivando numerosi occasioni di scontro con il colonnello Fontana, con il Comando Colonna G.L. nella persona di Lorenzino Tornabuoni (Archivio Storico I.S.R. La Spezia Busta 349/ 4145, 2 marzo 1945), il Battaglione G.L. “Val di Vara”, di nuovo con la “Muccini”, fino ad essere invitato formalmente (16 aprile 1945) ancora una volta dal Comando IV Zona Operativa a lasciare tale Zona, cosa che non farà. Al momento della Liberazione Primo Battistini e i suoi uomini agiscono fondamentalmente nella zona di Podenzana (MS). Per il burrascoso dopoguerra di Battistini, quando egli viene implicato in una serie di rapine e condannato, si rimanda in particolare a Fiorillo, Maurizio, Tesi di dottorato “Uomini alla macchia, Partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-1945, anno 2005, cap. “La questione Tullio, pp.332-349 (reperibile presso I.S.R. La Spezia). Avvertenza: la presente nota ha tenuto soprattutto conto dei seguenti testi, compresi i documenti di Archivio espressamente indicati: Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U.Muccini, I.S.R. La Spezia, 1978 (Cap. XII “Il battaglione Signanini e la Resistenza santostefanese”, cap. XIV “La Brigata Muccini tra la fine di settembre e l’ottobre 1944”, cap. XV “Attività della Brigata Muccini nel novembre 1944”, cap. XVIII “La ricostituzione della Brigata d’Assalto U. Muccini” e cap. XIX “La Brigata Ugo Muccini di linea”); Neri, Giorgio, Arcola nel movimento partigiano della Bassa Val di Magra-La strage di Ressora, in Comune di Arcola-Comitato Unitario della Resistenza, Arcola tra storia e ricordo 1939-1945, Centrostampa, Arcola, 1996, pp. 53, 54, 55, 56, 57, p.59n.20, e nn.22, 23, 24; Gimelli, Giorgio, La Resistenza in Liguria- Cronache militari e documenti, Carocci, 2005 ( ripercorrendo nell’indice analitico il nome di Battistini Primo pp. 38, 75, 96, 167 e n, 173, 175 n, 189, 531n, 532-533, 639 e n., 640, 832 n.); Fiorillo, Maurizio, Tesi di dottorato “Uomini alla macchia, Partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-1945, anno 2005, cap. “La questione Tullio, pp.332-349 (reperibile presso I.S.R. La Spezia); Gimelli, Franco; Battifora, Paolo, (a cura di), Dizionario della Resistenza in Liguria, Genova, De Ferrari, [2008?], voce Primo Battistini, pp.48-49.⇑
[21] Gli appartenenti alla “Muccini”, che dopo il rastrellamento del 29 novembre 1944 passano le linee (con una decisione che suscita numerose riserve nel Partito Comunista), lo fanno in modo sparso, e tuttavia sulla base della decisione comune presa a seguito del rastrellamento stesso. Guidano i gruppi che valicano le linee Piero Galantini, Ezio Bassano, Bruno Caleo, Guglielmo Vesco e Carlo Ferrari. Questi uomini oltrepassano il monte Altissimo, arrivano a Pietrasanta, e quindi a Viareggio. Concentrati poi a Pescia, hanno difficoltosi rapporti con gli Alleati e ottengono di essere impegnati al fronte solo il 5 aprile 1945. Aggregati al 332° Reggimento di Fanteria americano, partecipano a pieno titolo alla fase finale della lotta, operando in avanguardia fra Carrara, Castelnuovo e Caniparola, precedendo in genere gli Alleati (e lasciando sul campo cinque morti).⇑