A cura di Maria Cristina Mirabello
La Brigata Costiera (v. anche Battaglione “Pontremolese”[1])risulta essere una piccola formazione partigiana finalizzata soprattutto al controllo del territorio e di quanto avviene su di esso, anche e soprattutto a livello di situazione viveri e materiale.
Tale formazione data, secondo un documento[2], dall’ottobre 1944, avendo come area di riferimento quella che va da monte Parodi a Deiva e come obiettivo quello di compiere sabotaggi, sia lungo la linea ferroviaria che va dalla Spezia a Genova sia contro altre vie di comunicazione. La sede del Comando è a Villa Faggiola, lungo la mulattiera fra Levanto e Pignone, questo perché le azioni della “Costiera” riguardano non solo la costa ma anche la bassa Val di Vara, compresa fra Riccò, Padivarma e Roverano.
Comandante di essa risulta essere nel dicembre 1944 “Gino” e Commissario “Tito”.
La Brigata, che ha fondamentalmente come area di riferimento la fascia a mare, proprio nei giorni in cui inizia il rastrellamento del 20 gennaio 1945 sta ristrutturandosi per integrarsi con il Battaglione “Pontremolese” nello Zerasco: proprio perciò essa è in parte a Sasseta di Zignago. Gli uomini che lì si trovano seguono così le sorti dei reparti garibaldini in sganciamento verso il Gottero.
Un altro contingente è impegnato in azioni di sabotaggio nelle zone de L’Ago, Cassana, Pogliasca, riuscendo a sabotare un segmento di strada a Pogliasca per poi ripiegare su Casale, un’altra squadra è infine a Coloretta di Zeri.
Dopo il rastrellamento non emerge comunque dai documenti un accorpamento della “Costiera” con il Pontremolese (cosa che avverrà decisamente dopo), tanto che al 23 febbraio 1945 l’organico di essa[3] risulta essere autonomo e composto da Compagnia 5 Terre, Compagnia Portovenere, Compagnia Levanto, rispettivamente di 130, 100, 80 uomini.
Il 4 febbraio 1945 gli uomini della “Costiera” fanno saltare la linea ferroviaria fra Vernazza e Corniglia e tale operazione si ripete il 12 febbraio 1945, avendo come conseguenza il deragliamento del treno[4].
In data 8 febbraio 1945, quasi a voler intervenire per porre fine ad un periodo troppo lungo di inattività, abbiamo anche un documento che ci dice come il Comando della Ia Divisione Liguria-Picchiara ordini perentoriamente alla stessa “Costiera” di interrompere la ferrovia e di attaccare il forte Bramapane[5].
Il 16 febbraio inoltre i partigiani scendono a Vernazza, invitano la popolazione a rimanere in casa, bloccano la linea ferroviaria e controllano i passeggeri di un treno in transito, scontrandosi poi, poco fuori paese, con una pattuglia alpina (feriscono un alpino e ne prendono prigionieri tre). Da qui nasce una ritorsione delle Brigate Nere che invadono Vernazza, saccheggiano e bruciano case di sospetti, scontrandosi fuori paese con una pattuglia della stessa “Costiera”[6].
In data 28 febbraio 1945 c’è una relazione durissima contro il comandante “Gino” da parte di “Ambrosio” (cioè Anselmo Corsini, commissario politico della 1a Divisione Liguria-Picchiara)[7]. con cui, in data 2 marzo 1945, si complimenta “Turchi” (cioè il colonnello Mario Fontana, Comandante della IV Zona Operativa).
In data 24 marzo 1945 il Comando Ia Divisione Liguria-Picchiara notifica che dal 25 marzo il capitano “Gino” cessa dal Comando della “Costiera” e va al Comando Divisione, sostituito sempre in tale data dal tenente Lucchetti ( il cui nome di battaglia è “Genovese”)[8].
I fascisti, che hanno reagito in forze alle azioni di febbraio, scoprendo l’Archivio della “Costiera”, in data 29 marzo 1945 battono, con una grossa operazione cui partecipano settecento rastrellatori, il fondovalle lungo tutta la linea che va da Riccò a Levanto.
E’ proprio tale rastrellamento che porta probabilmente allo scioglimento della fragile Brigata “Costiera” e al trasferimento dei suoi uomini ad altre Brigate[9].
Fonti
- I.S.R (a cura di Antonio Giacché, Maria Teresa Mori, Grazia Scoccia Biavaschi), La battaglia del Gottero – 20 gennaio 1945, 1974 (La Brigata Costiera e il Battaglione Pontremolese, p107 e segg.)
- Tutte le fonti citate nelle Note della presente Scheda
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Note
[1] N.B. Se prendiamo in esame un prezioso registro, scritto interamente a mano (ad esclusione della stampiglia Partigiano/Patriota), giacente presso l’I.S.R. della Spezia (Archivio Storico), non troviamo alcun partigiano riconosciuto come appartenente alla Brigata Costiera. Da analisi accurate e confronti, anche con persone attualmente viventi (anno 2015) che hanno partecipato alla stesura dell’importante e corposo documento, sul cui frontespizio c’è il timbro A.N.P.I., si ha motivata ragione di credere che il Registro sopra citato sia originale e coevo ai lavori della Commissione Provinciale per il riconoscimento delle qualifiche partigiane (anni immediatamente seguenti la Liberazione), o meglio, sia la sintesi riportante i dati alla conclusione dei lavori di essa. Si può ragionevolmente ipotizzare che la “Costiera” non risulti perché i suoi aderenti si trasferirono nell’ultimissima fase in altre formazioni partigiane della IV Zona, fra cui innanzitutto il Battaglione “Pontremolese” e, in qualche misura, la Brigata “Centocroci” (v. nota 9 della presente Scheda).
Da qui la scelta da parte di chi ha redatto la presente Scheda di collocare nell’Organigramma un’etichetta mista, dedicata a “Costiera” e “Pontremolese”.
Per correttezza documentaria va detto che nella “Relazione sul periodo operativo dal 12 al 25 aprile 1945” del Corpo Volontari della Libertà Comando IV Zona Operativa, redatta dal Comandante Mario Fontana (in “Pietro Mario Beghi-Discorsi e scritti dal 1954 al 1966”, ISR La Spezia, 1972, p.147 e segg.), a proposito delle forze dislocate sul territorio, si fa però riferimento alla brigata “Costiera” con una Compagnia a Coloretta e una a Levanto-Riomaggiore (p.148). Si parla anche di obiettivi affidati alla “Costiera” al punto 10 (p. 151). Ciò sembrerebbe essere in contrasto con la tesi secondo la quale la “Costiera” è confluita nell’ultimissimo periodo in altre formazioni partigiane ma, secondo la redattrice della presente Scheda, non necessariamente. Infatti, come si dice nella nota 9, ancora il 5 aprile 1945 la questione del confluire o non confluire non sembra essere definitivamente risolta. Quello che risulta invece chiarissimo è la completa mancanza della “Costiera” dalle formazioni partigiane nel registro sopra citato.⇑
[2] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 151 (in un documento Lino Tasselli fa riferimento a questo periodo, in cui alla “Costiera” avrebbero afferito tre plotoni: “Terra” (Cassana, Pignone e Casella), “Monti” (monti di Pignone, Vernazza, Monterosso e Levanto) e “Cinque Terre”).⇑
[3] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 524, Foglio 7967⇑
[4] Fiorillo, Maurizio, Tesi di Dottorato, Uomini alla macchia, partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-45, a.a. 2005, p.560⇑
[5] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 298, foglio 2831, la firme sono di Gonzaga (Luciano Scotti) e Vas (Giovanni Ceragioli), rispettivamente Comandante e Commissario Politico della Ia Divisione Liguria-Picchiara.⇑
[6] Fiorillo, Maurizio, Tesi di Dottorato, Uomini alla macchia, partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-45, a.a. 2005, p.560⇑
[7] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 297, foglio 2754⇑
[8] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 95, foglio 2610. In tale data Lucchetti è comandante del “Pontremolese”, essendo subentrato a Antonio Cabrelli “Salvatore” (v. Battaglione “Pontremolese”)⇑
[9] Questo almeno secondo una relazione del Comitato federale bis del P.C.I. (Ailsrec, fondo Gimelli 2, busta 25, fascicolo 6, citato da M. Fiorillo (v. Nota 6), in margine alle pagine consultate da chi ha redatto la presente Scheda. La diaspora della “Costiera” è ravvisabile anche in altri documenti (v. ad esempio l’elenco dei 14 patrioti della “Costiera” passati alla Brigata “A. Gramsci” in data 13 aprile 1945 (Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 496, foglio 7693). Fra le altre Brigate in cui confluisce la “Costiera” c’è innanzitutto il “Pontremolese” agli ordini di Lucchetti che, non a caso, diventa Comandante della “Costiera” in data appunto 25 marzo 1945. Sempre su tale questione troviamo un’ulteriore traccia nell’Archivio Storico I.S.R. La Spezia (Busta 151). In una lettera del 5 aprile 1945 firmata “Cossu” (cioè colonnello Mario Fontana, comandante la IV Zona Operativa) si dice che tutti gli uomini della “Costiera” che risultino “non bruciati” (con riferimento probabilmente alla questione dell’Archivio scoperto dai fascisti) possono essere lasciati in tale formazione alle dipendenze del vice-Comandante, mentre quelli che lo desiderano possono essere avviati al battaglione “Pontremolese” alle dipendenze del Lucchetti. Un nutrito gruppo della zona di Deiva risulta essere inoltre passato alla Brigata “Centocroci” (quella garibaldina che dopo il 20 gennaio 1945 rimane nella IV Zona Operativa)⇑