Amelia, Bianca, Bice, Dora C., Dora F., Eleonora, Elvira, Liliana, Maria Luisa, Mirella, Nina, Zita:
un 8 marzo indimenticabile e tragico, quello del 1945: per loro giunge in un Campo di concentramento nazista. Alcune disperano di poter assaporare la gioia della salvezza e della libertà, altre sentono che forse è imminente la liberazione, che forse altre “battaglie” e altre conquiste ci sarebbero state, e le otterranno, sul lungo cammino verso l’emancipazione.
Sono ragazze di 17-20 anni e donne che avevano lottato per l’accesso al mondo del lavoro, avevano affrontato la dura vita sotto i bombardamenti, avevano aiutato la lotta partigiana e scelto la via della Resistenza. Non la Resistenza in armi, ma la Resistenza civile, l’opposizione a fascismo e occupazione tedesca sfidando arresti, interrogatori e deportazione, nei Campi di concentramento nazisti.
L’8 MARZO 1945 nelle zone liberate d’Italia si celebra la giornata della Donna, ma Amelia ed Elvira non conoscono quell’8 marzo e non potranno festeggiarne altri, neppure percorrere con le altre donne quel faticoso cammino verso le conquiste sociali, politiche ed economiche che sarebbero venute anche grazie al loro sacrificio, prima di tutto il suffragio femminile.
Amelia Giardini Paganini è arrestata perché madre di partigiani, incarcerata, trasferita al Campo di Bolzano e deportata nel Campo femminile di Ravensbruck, dove perde la vita;
Elvira Fidolfi è imprigionata per attivismo politico come organizzatrice degli scioperi del marzo 1944, muore nel Campo di Berlino Kopenick.
Dora Fidolfi, assieme alla sorella Elvira, subisce l‘internamento a Berlino, fortunatamente fa ritorno a casa.
Bianca Paganini, indimenticata è stata instancabile testimone della deportazione subita a Ravensbruck con la madre Amelia insieme alla sorella Bice, che al contrario sceglie di non parlare della dolorosa esperienza nel lager.
Nina Tantini Stanzione è arrestata perché madre di partigiano, il 2 luglio 1944 inviata al carcere di Villa Andreino sino al 7 settembre quando viene tradotta al carcere di Marassi, poi al Campo di Bolzano ed infine il 5 ottobre al campo di Ravensbruck dove arriva sei giorni dopo con quel disumano trasporto di cui testimonia la figlia Mirella anch’ella deportata; quest’ultima tutt’oggi è testimone attiva della deportazione. Nina è ferita da mitragliamento durante lo sfollamento dal Campo, madre e figlia rientrano alla Spezia a fine ottobre 1945.
Anche Eleonora Zannoni Ghironi è nello stesso trasporto con le Paganini e le Stanzione; nel Campo di Ravensbruck incontrano Maria Luisa Sanges Jadarola mentre lavorava nella lavanderia del lager con altre prigioniere.
Liliana Maranini è in servizio come cuoca presso le FF AA nell’isola di Palmaria quando viene arrestata dalle SS per aver espresso sentimenti antifascisti, segue la sorte delle compagne già ricordate fino al Campo di Ravensbruck e poi deportata a Salzgitter, infine la liberazione la coglie a Bergen Belsen e rientra nel mese di settembre dopo un periodo di ricovero vicino Hannover.
Dora Carpanese, compagna del comandante partigiano Vero Del Carpio, è deportata al Campo di Bolzano fino alla liberazione come Zita Calzetta Righetti, arrestata dalle BB NN per adesione al movimento di G. L., poi rilasciata e di nuovo arrestata. Zita alla liberazione rientra da Bolzano, ma non il marito Umberto deceduto a Mauthausen-Gusen.
E non possiamo dimenticare:
Emilia De Benedetti, Ada Della Torre, Clotilde Fano, Elvira Finzi, Lea Muller, Adua Nunes, Adriana Revere (9 anni), Margherita Servi, eliminate ad Auschwitz il giorno stesso dell’arrivo perché di religione ebraica.
In questo 8 marzo 2018 rivolgiamo un pensiero a tutte loro!
Non dimentichiamo le nostre Deportate! Ricordiamo il loro sacrificio per la conquista della Libertà: la loro e la nostra.
Doriana Ferrato, ANED La Spezia