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Borsa di Studio intitolata a Rachele Farina, aggiornamento

La Commissione giudicatrice per l’assegnazione della borsa di studio intitolata a Rachele Farina non ha assegnato a nessun lavoro di ricerca la borsa di studio stessa.

Il bando originale:

La Prof.ssa Nicoletta Gruppi, figlia di Rachele Farina, che fu insegnante, scrittrice, storica di storia delle donne, e la Fondazione ETS Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, bandiscono un concorso per l’assegnazione di una borsa di studio per onorare la memoria della prof.ssa Rachele Farina, dell’importo di euro2.500,00 al lordo delle ritenute di legge e di eventuali oneri previdenziali per una ricerca originale e non pubblicata che si muova nell’ambito del seguente argomento “Movimenti e figure di donne tra inizio ‘900 e ricostruzione del secondo Dopoguerra (nel territorio spezzino)

Chi può partecipare

Al bando possono partecipare soggetti di età compresa tra i 20 e i 60 anni in possesso di Laurea o di Diploma di Scuola Secondaria di II Grado

Per l’anno 2023 potranno presentare la ricerca (entro il 30.9.2023) coloro che intendono svolgere l’argomento assegnato

Criteri di valutazione

La borsa di studio sarà assegnata, se ritenuto idoneo il lavoro ricevuto, al primo candidato della graduatoria di merito formulata dalla Commissione giudicatrice.
In caso di parità di merito sarà la Commissione giudicatrice a stabilire diverse modalità per l’attribuzione della borsa.
Il giudizio della Commissione giudicatrice è insindacabile.

La Commissione giudicatrice

La Commissione sarà composta dalla figlia di Rachele Farina, prof.ssa Nicoletta Gruppi, dalla Presidente ISR La Spezia dott.ssa Patrizia Gallotti e dalla Vice Presidente ISR La Spezia prof.ssa Maria Cristina Mirabello.

Come partecipare

Gli interessati dovranno far pervenire la ricerca all’Ufficio Segreteria ISR (in un unico file PDF) all’indirizzo mail: info@isrlaspezia.it entro e non oltre il 30.09.2023

L’interessato/a dovrà indicare anche il proprio domicilio, il numero di telefono, l’indirizzo e-mail e il recapito al quale desidera vengano effettuate eventuali comunicazioni. Dovrà inoltre essere allegata fotocopia del documento d’identità. I documenti, che il candidato ritiene utili allegare ai fini della valutazione, potranno essere prodotti in originale o in fotocopia semplice.

La Commissione si riserva la facoltà di procedere a idonei controlli sulla veridicità del contenuto delle attestazioni allegate e/o autodichiarate da chi risulterà assegnatario della borsa di studio. La borsa verrà ritirata in caso di false dichiarazioni accertate anche dopo la sua consegna.

Trattamento dei dati personali

I dati personali forniti dai candidati saranno trattati, esclusivamente, per le finalità di gestione della procedura in oggetto.

Consegna della borsa di studio

La borsa di studio in memoria di Rachele Farina verrà consegnata nel mese di dicembre 2023.

La storia del Novecento attraverso lo sport

CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI SCUOLE SECONDARIE DI 1° E 2° GRADO – a.s.2023-24

Lo sport in tutte le sue forme, praticato a livello agonistico e dilettantistico, rappre­senta un importante strumento formativo d’integrazione sociale e di dialogo culturale per la diffusione di valori fondamentali quali la lealtà, l’impegno, lo spirito di squadra e il sacrificio.

La scelta della tematica del corso nasce dalla concomitanza nel 2024 di due importanti eventi riguardanti lo sport: 1) è in dirittura d’arrivo l’iter legis costituzionale che modifica l’art.33 Cost. introducendo il diritto allo sport come diritto costituzionale, 2) si svolgeranno i Giochi della XXXIII Olimpiade che, come già accaduto in passato specialmente durante il Novecento, fanno emergere lo sport a fenomeno complesso e pervasivo che caratterizza, secondo forme e modalità differenti, l’intera storia dell’umanità, rappresentando una chiave di lettura fondamentale per comprenderne gli aspetti più profondi.

Attraverso le manifestazioni sportive più rilevanti, come le Olimpiadi, i Mondiali delle varie discipline, il Giro ciclistico di uno Stato ecc. si possono comprendere le trasformazioni culturali, politiche, economiche, sociali, di mentalità e costume avvenute nella storia.

Il corso, che intende fornire utili informazioni su alcuni passaggi significativi della storia del Novecento, analizzati attraverso la lente dello sport, trova fondamento normativo nell’art.6 (Formazione docenti) della legge 92/2019 che ha introdotto l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole e si propone di fornire ai docenti utili proposte operative.

Obiettivi

  • Far cogliere la valenza dello sport come strumento formativo d’integrazione sociale e di dialogo culturale per la diffusione di valori fondamentali quali la lealtà, il rispetto delle regole e dell’ambiente di gioco, l’impegno, lo spirito di squadra, il sacrificio, la collaborazione;
  • Trasferire i valori dello sport nella vita di tutti i giorni e consolidare una capacità di comunicazione efficace;
  • Avere occasioni e spunti innovativi per avvicinare gli studenti alla narrazione storica;
  • Ricostruire le vicende della storia del Novecento del nostro Paese attraverso la lente dello sport;
  • Stimolare l’interesse di studenti e studentesse alla conoscenza della storia mediante la riflessione su vicende di sportivi generalmente tenuti ai margini della rievocazione storica;
  • Affrontare un metodo didattico trasversale.

Il corso prevede 5 incontri, tre di carattere informativo e gli altri due di carattere laboratoriale, con testimonianze e ipotesi di una UDA trasversale di educazione civica e svilupperà le pratiche della didattica per competenze e dell’e-learning.

Destinatari:
Docenti Scuola secondaria I e II grado

Max iscrizioni:
n. 40 (30 in presenza + 10 online).

Durata del corso:
12 ore

Frequenza necessaria:
9 ore (almeno il 75% della durata del corso)

Costo corso:
€ 70,00
È possibile il pagamento con Carta del docente,
codice SOFIA n 84709.

Data apertura iscrizioni: 12 settembre 2023

Data chiusura iscrizioni: 18 novembre 2023


Direttore responsabile:
Prof.ssa Marcella D’Imporzano
Responsabile Area didattica Fondazione ETS Istituto Spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

Metodologia di lavoro:
Aula – lezioni frontali;
Laboratori;
e-learning

Materiali e tecnologie usati:
Slide, videoproiettore, dispense

Sede di svolgimento:
La Spezia, MIR Centro Studi Memoria in rete, via Gio Batta Valle, 6

I partecipanti al corso a distanza potranno seguire le lezioni attraverso il programma di videoconferenze ZOOM meetings

Contatti:

Fondazione ETS – Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea
c/o Biblioteca Civica P.M Beghi, via del Canaletto, 100
19126 – La Spezia
cell. 353 452 3633 – tel. 0187 727886 – email: info@isrlaspezia.it

Calendario del corso:

Mercoledì 6 dicembre 2023, orario 16.00-18.00
Campi e temi della storia dello sport
Alberto Molinari
Collaboratore dell’Istituto storico di Modena e della Rete degli Istituti storici dell’Emilia Romagna, membro della Società italiana di Storia dello Sport (SISS), membro del Laboratorio di storia delle migrazioni dell’Università di Modena e Reggio Emilia, autore di numerosi saggi, vincitore del premio Manacorda 2022 per il volume “Major Taylor il negro volante. La storia del primo ciclista di colore, tra sport e razzismo” Ediciclo 2022.

Lunedì 22 gennaio 2024, orario 16.00-18.00
Giochi di potere. Olimpiadi e politica nella storia del Novecento
Nicola Sbetti
Docente presso l’Università Alma Mater Studiorum, Bologna, Scuola di Scienze Politiche, membro della Società Italiana Storia dello Sport, di cui è delegato regionale per l’Emilia Romagna, presso la biblioteca provinciale del CONI.

Mercoledì 21 febbraio 2024, orario 16.00-18.00
“Biciclette partigiane” e altre storie di sport in guerra
Sergio Giuntini
Presidente della Società italiana di Storia dello Sport (SISS) tra i maggiori storici dello sport italiani, ha insegnato Storia dello Sport all’Università Statale di Milano e attualmente svolge attività di ricerca presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Roma Tor Vergata, autore di decine di volumi e saggi. Dialogherà con i corsisti partendo da un suo recente libro “Biciclette partigiane”. 20 storie di ciclismo e Resistenza (Bolis Edizioni).

Giovedì 14 marzo 2024, orario15.30-18.30
Testimonianze dallo/sullo sport: parlano i protagonisti e interrogano i corsisti
Stefano Mei
Presidente FIDAL Campione europeo a Stoccarda 1986 nei 10.000 metri, 42 presenze in Nazionale assoluta

Alessandra Borio
Docente scuola superiore, partecipante alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 per il canottaggio

Sauro Baldiotti
Maestro benemerito cintura nera 7° dan di Karate e componente Commissione Nazionale Insegnanti Tecnici Karate della Federazione Sportiva Nazionale FIJLKAM

Armando Napoletano
Giornalista del quotidiano genovese Il Secolo XIX e corrispondente di Tuttosport; autore di numerosi libri tra i quali “Due piedi sulle nuvole. Stefano Mei, una storia di atletica leggera” (2019) e “Lo scudetto dello Spezia. Storia della vittoria dei Vigili del Fuoco del 1944 e del presidente che diede vita al sogno” (2020) Edizioni Giacché

Mercoledì 10 aprile 2024, orario 15.30-18.30
Unità di apprendimento trasversale di educazione civica: confronto e discussione
Daniel Degli Esposti
Storico del mondo contemporaneo, è autore di saggi, mostre e contenuti multimediali sulle vicende del Novecento in Emilia-Romagna. Si occupa di storia dello sport nel XX secolo, realizzando progetti didattici e iniziative di Public History. È attivo nel progetto culturale “Allacciati le storie”, in sodalizio professionale con Paola Gemelli. Costruisce percorsi di ricerca e divulgazione storica con associazioni e amministrazioni comunali, applicando i metodi della Public History alle ricerche di storia locale. Realizza attività didattiche e laboratori per gli studenti e cicli di incontri formativi per gli adulti.


La Fondazione ETS Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea è parte della Rete degli istituti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli) riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur (L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati).

La Società Italiana di Storia dello Sport (SISS) è un’associazione culturale senza fini di lucro, nata nel 2004 su iniziativa del Centro di Studi per l’Educazione Fisica e l’Attività Sportiva di Firenze e del Gruppo italiano del European Committee for Sports History (CESH).
SISS conta su un nutrito gruppo di storici di altissimo profilo scientifico dediti a vari ambiti disciplinari nel quadro della storia dello sport.
Dalla sua fondazione la Società Italiana di Storia dello Sport si è distinta nel suo impegno per l’organizzazione di congressi sul territorio nazionale coinvolgendo storici di fama internazionale, per la realizzazione di pubblicazioni inerenti la storia dello sport e delle federazioni sportive e per la promozione della partecipazione degli storici italiani alle manifestazioni italiane e internazionali aventi come oggetto la storia dello sport.

Invito alla lettura: “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”

di Maria Cristina Mirabello

Io sono un operaio

Autore: Dino Grassi
Io son un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
a cura di Giorgio Pagano
Edizioni ETS, Pisa, 2023

Una premessa

Le pagine del libro, in tutto 194, dense per il significato che rivestono, corrono assai veloci se il lettore le affronta con atteggiamento curioso verso un mondo, quello del lavoro, del sindacato, dei partiti, in special modo del PCI, dalla metà circa degli anni Quaranta del Novecento fino alla fine degli anni Settanta, compresa un’incursione nella contemporaneità, grazie all’intervista suddivisa in due fasi che il curatore Giorgio Pagano, nel gennaio e nel febbraio 2023, ha fatto a Dino Grassi, nato nel 1926 e scomparso poi nel giugno 2023.

Il contenuto in breve

Un’autobiografia operaia, ma non solo

Il cuore del libro, attorno al quale ruota la recente intervista di Giorgio Pagano a Dino Grassi, la postfazione, “Un’idea compiuta di moralità”, costituita da un piccolo saggio storico sempre di Giorgio Pagano, il ricco corredo fotografico, nonché le sintetiche biografie di numerosi uomini della comunità operaia del cantiere Muggiano, è costituito da quella che potrebbe essere definita, in termini letterari, un’autobiografia di Dino Grassi. È lui il vero protagonista, quindi, ma, attorno a lui, prende vita un’intera comunità di fabbrica, tramite una sintesi personale, e tuttavia, mai individualistica.

Uno sguardo che, dalla fabbrica, si sposta sul mondo

Si viene a comporre nella narrazione una sorta di filo rosso che attraversa epoche differenti, oggi trascurate e quasi dimenticate, in una dimensione territoriale, nazionale ed internazionale, epoche che vale la pena “sfogliare” insieme alle pagine del libro, per non smarrire il senso di una epopea collettiva, senza la cui conoscenza il nostro presente sarebbe -ed è- desolatamente privo di strumenti interpretativi.

Non tutti gli operai hanno scritto o scrivono: Dino Grassi, che aveva amato da sempre i libri, tanto da provarne nostalgia e ritornare, ormai adulto, sui banchi di scuola, ma che, da giovinetto, si era fermato, dopo la Scuola Elementare, alle prime classi dell’Avviamento, perché la povertà della sua famiglia non glielo consentiva, scrive, con efficacia, chiarezza e originalità, mescolando stili diversi e dando voce a quelli che non hanno potuto cimentarsi con tale complessa arte.

La sua autobiografia, sorretta da numerosi e puntuali riferimenti documentari dentro lo stesso testo (corredato da chiare note storiche curate da Giorgio Pagano), può essere integrata, per chi volesse approfondire l’argomento, con ulteriori carte tratte dall’archivio dello stesso Grassi, che trovano posto in un sito web appositamente predisposto.

Una possibile sintesi

Dalle pagine emergono innanzitutto la dignità e le abilità del mondo del lavoro, descritto da Grassi attraverso un linguaggio puntuale, e da cui traspare tutto l’orgoglio di farne parte, esercitando un mestiere che, come quello del “maestro d’ascia”, dà luogo a prodotti ben fatti.

L’essere operaio passa infatti, per Grassi, attraverso l’esercizio consapevole di una capacità che gli consente di esprimere, con fierezza, il suo essere innanzitutto lavoratore, vero e proprio fondamento del suo essere sindacalista e aderente al PCI. Questo non significa che il protagonista non metta in luce tutti gli aspetti faticosi, disumani, alienanti che possono caratterizzare la condizione dei lavoratori (le pagine dedicato a ciò sono numerose) ma che, proprio partendo dal prodotto che esce, letteralmente, dalle mani dell’operaio, si può intraprendere una faticosa via di riscatto personale e di classe.

Entrato giovanissimo in cantiere a 14 anni, nel 1940, Grassi fa a tempo a conoscere l’angoscia dei bombardamenti, la violenza della guerra e del connubio nazifascista, ascendendo i gradini lavorativi della fabbrica che vive come vera e propria “Università”. La sua maturazione sindacale e politica si intreccia all’aver vissuto a fondo il mondo del lavoro: proprio ciò gli consente di essere sindacalista e dirigente politico consapevole, arrivando a ricoprire la carica di Consigliere regionale della Liguria per il PCI dal 1970 al 1980.

E nell’autobiografia, una specie di romanzo di formazione, vivono le vicende di un’intera città (e provincia), dal difficilissimo secondo dopoguerra, alle sconfitte elettorali della sinistra, alla discriminazione contro i lavoratori inquadrabili in essa, alle lotte del lavoro, a quelle per la salvezza del Muggiano, che, per un perverso intreccio di decreti governativi italiani e direttive della Comunità europea, doveva, negli anni Sessanta, essere ridotto a cantiere di riparazione, il che equivaleva ad essere condannato a morte.

E insieme alle lotte mai sopite e ai momenti drammatici, ci sono le conquiste di quegli anni, le più importanti mai conseguite dalla classe operaia italiana e… c’è la salvezza del cantiere.

Nota finale: la figura di Dino Grassi, per chi si appassionasse ad essa, ha trovato spazio, negli ultimi anni, anche nel libro in due volumi di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e in provincia”, Cinque Terre Edizioni.

Ricerca storica e riflessioni (Battaglione garibaldino “Melchiorre Vanni”) #3

La storia è complicata, ma è inutile volerla complicare… Un piccolo esempio nel groviglio del processo a “Facio”

A cura di Maria Cristina Mirabello1

Lo studio del materiale alla base delle vicende della Brigata (poi Battaglione) “Melchiorre Vanni”2, o comunque riferito a fatti in qualche modo legati ad essa, ha dovuto necessariamente confrontarsi con un episodio drammatico, quello della fucilazione di Dante Castellucci “Facio”, Comandante del Battaglione “Picelli”. Infatti furono uomini della “Vanni”, comandata da Primo Battistini “Tullio”, ad essere usati come forza operante sul campo, ad Adelano di Zeri, e quindi ad essi fu poi demandata la fucilazione di “Facio”, all’alba del 22 luglio 1944.

Questo intervento non ha lo scopo di addentrarsi dentro al groviglio costituito, a mio parere ancora oggi3, dalla vicenda del processo (testi e contesti), cui sarà dedicato un Capitolo nel libro sulla4 “Vanni”, ma, semplicemente, di focalizzare un aspetto forse minore, e, tuttavia, a mio parere, storiograficamente importante.

In sintesi: chi era e che cosa faceva, nel luglio 1944, Nello Scotti, il cui nome ricorre nei libri sul processo? Ultimamente5 si è messa in dubbio addirittura l’esistenza di tale personaggio, avanzando ipotesi sull’uso del suo nome come copertura di una vera e propria eminenza grigia non spezzina, che agiva nello Zerasco: proprio perciò è bene indagare quale funzione Nello Scotti abbia realmente svolto in quella delicata fase.

Come si vede, le domande non pongono il quesito di quale sia stata la reazione, alla sentenza di condanna a morte di “Facio”, da parte dei vari membri del Tribunale (tra cui Nello Scotti), Tribunale peraltro criticato aspramente da Antonio Borgatti “Silvio”, all’epoca Segretario del PCI provinciale spezzino, per modalità di procedure, composizione e, quindi, esito finale6. Alla domanda sulla reazione, non posta in premessa, cercherò comunque di dare una qualche risposta.

Accingendomi alla ricerca, mi sono innanzitutto detta che, sebbene certe tematiche siano complesse e che, quindi, debbano essere trattate con molta cura, ciò non significa che occorra sempre formulare ipotesi complottistiche.

Ho deciso perciò di appurare, innanzitutto, l’esistenza fisica di Nello Scotti7, per capirne poi le vicende nel luglio 1944.

Devo onestamente dire che non sono riuscita a sbrogliare la faccenda fino a quando non ho potuto leggere il documento emerso, grazie a Oretta Jacopini, dall’Archivio privato, citato alla Nota 1: solo leggendolo ho infatti preso atto di che cosa facesse Nello Scotti in quei giorni del luglio 1944.

Ma, prima di passare al documento, vorrei rapidamente ricordare, e ce lo dice già Giulivo Ricci nei suoi scritti, specialmente nella “Storia della Brigata Matteotti-Picelli”, come non ci sia chiarezza sulla scena del processo svoltosi contro “Facio” ad Adelano, riguardo alle funzioni svolte dagli attori che vi compaiono, ad esempio su chi fece il Presidente8. In effetti le testimonianze in parte convergono e in parte divergono, non solo, non si capisce bene se “Alda”9 e Nello Scotti siano la stessa persona.

Contenuto del documento

Il documento è la richiesta10 (siglata dal numero 34) di iscrizione11 alla Federazione del PCI- La Spezia, Sezione Centro, avanzata, in data 10 giugno 1945, da Nello Scotti, nato il 12 luglio 1894 alla Spezia, ivi abitante, di professione impiegato in Municipio. Nello Scotti definisce la propria provenienza come “operaia”, la propria cultura “buona”, dichiara di avere frequentato la II Istituto Tecnico e di avere letto “Opere economiche, politiche, sociali dalla seconda metà dell’Ottocento alle attuali opere”. Afferma poi di essere stato iscritto al PSI fino al 1921 e, da tale data, al Partito Comunista, di non avere partecipato alla guerra di Spagna, né a quella di Abissinia, né ad Associazioni combattentistiche, d’arma e cooperativistiche.

Alla domanda se abbia appartenuto a formazioni patriottiche, risponde “Sì”, dal “1 luglio 1944 al 3 agosto 1944”, e poi alla domanda “In quale formazione?” indica “Comando I Divisione, quale Presidente Tribunale Rivoluzionario”, e, alla domanda “Al comando di chi’?” risponde “Colonnello Mario Fontana (Turchi)12.

Quanto alla sua attività economica e politica dall’8 settembre 1943 fino alla data della Liberazione, afferma “Economiche disagiate; politica nella zona costiera; in collegamento Comando Divisione13”. E, infine, al quesito riguardo a quale attività intenda dedicarsi, se politica, sindacale, religiosa, giovanile, risponde “Politica-Sindacale”.

Segue poi, nel Paragrafo “Osservazioni”, una lunga precisazione dattiloscritta: “Patriotta dal 1 luglio al rastrellamento 3-8-44, rimanendo nella zona costiera in seguito a malattia. In detta zona ho costituito CLN a Borghetto Vara, Pignone, Beverino. Cellule di Partito in zona di Pignone, Beverino, Borghetto Vara.

In Adelano (Zeri) nominato presidente Tribunale Rivoluzionario e ufficiale di collegamento con gli alleati (Maggiore Gordon Lett)14.”

Fermo restando che tutto il documento è importante, è anche evidente che, per l’oggetto specifico della ricerca, risultano rilevanti specialmente alcune affermazioni di Nello Scotti. Da esse infatti ricaviamo che: Nello Scotti nel luglio 1944 è nello Zerasco, dove è nominato Presidente del “Tribunale Rivoluzionario”. Poiché non risultano altri Tribunali in tale fase, se non quello che ha condannato a morte “Facio”, Nello Scotti si riferisce ad esso. Cercando di lavorare di cesello, si può notare che Nello Scotti si autodefinisce “nominato” e lo fa con riferimento puntuale ad Adelano: insomma, la nomina è inerente all’episodio che ci interessa15.

Viene a questo punto spontanea una domanda: “Ma perché Laura Seghettini dice che la sentenza del processo è pronunciata da Antonio Cabrelli ‘Salvatore’? Forse sbaglia Laura?”. A mio parere, è molto difficile dimenticare chi condanna a morte il compagno (“Facio”) che ti sei scelta. E, in questo caso, Laura non sbaglia. La spiegazione è un’altra. Risulta anche in Giulivo Ricci che, al momento della sentenza, ci furono comportamenti diversi, di assenso, dubbio, perfino qualcuno che forse si ritirò dal giudizio. E’ plausibile che Nello Scotti non si sia identificato completamente nella sentenza, si sia ritirato (ma di ciò non c’è traccia nel documento da me esaminato, in cui, se mai, tale nomina diventa un titolo in positivo) e che perciò la situazione sia stata presa in mano da Antonio Cabrelli16, il quale, probabilmente, nel corso del processo, aveva rivestito il ruolo di Pubblico Ministero17.

Il cenno che, nelle “Osservazioni”, Nello Scotti fa ad una sua malattia per cui è rimasto nella zona costiera18 è inoltre molto utile per identificarlo con “Alda”. Infatti, in un documento successivo al 3 agosto 1944, relativo al drammatico rastrellamento avvenuto in tale data, Luciano, figlio di Nello Scotti, parla della malattia del padre, ma non lo nomina, probabilmente per le regole della clandestinità con il nome (e, tanto meno, con il cognome), bensì chiamandolo “Alda”19. La lettera20 è rivolta al PCI, e Scotti parla di “Alda”21 non solo come di persona prossima a se stesso, ma anche ben conosciuta dai destinatari.

In finale occorre osservare, per completezza, che la militanza di Nello Scotti, nonostante il suo riferirsi a opere successive al 3 agosto 1944, e questo lo fa nelle “Osservazioni”, non ha tuttavia un arco di tempo sostanziale per durata e/o opere, che gli consenta di avere la qualifica né di “Partigiano” né di “Patriota”. Infatti il suo nome non figura nel Registro Storico dei Partigiani e Patrioti della IV Zona Operativa e nemmeno nell’archivio IPartigiani d’Italia (v. Rubrica “Cerca”).

Arrivata a queste conclusioni, che non vogliono essere definitive, sebbene le reputi abbastanza vicine a come potrebbero essere andate le cose, mi sono anche detta che Nello Scotti avrebbe potuto dichiarare il falso, insomma non essere stato Presidente del Tribunale ad Adelano, ecc., per cui cadrebbe tutto il ragionamento fatto. Credo, però, che mettere in atto un dubbio metodico, quando si fa ricerca storica, sia un bene, ma voler a tutti i costi ipotizzare “a posteriori” una costruzione fatta solo di sospetti, non faccia bene della storia…

1 Ho potuto scrivere questo intervento, che diventerà, nel libro sulla “Vanni”, un piccolo ma importante inserto, grazie all’impegno di Oretta Jacopini (ANPI-La Spezia) la quale mi ha consentito di leggere (e fotografare) un documento riguardante Nello Scotti. Oretta Jacopini ha infatti fotografato l’originale, giacente nell’Archivio privato di Lorenza Rocca, cognata di Luciano Scotti “Vittorio”, Comandante della I Divisione “Liguria-Picchiara”, IV Zona Operativa, nonché figlio di Nello Scotti.

2 L’Istituto Spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea /ETS mi ha incaricato di scriverla, individuando come data di uscita il 2024 (80° della Brigata “Vanni”), nell’ambito della ricorrenza del triennio 1943-1945, in corrispondenza all’arco 2023-2025.

3 Sebbene qualcuno parli di “verità” riguardo alla vicenda: la parola “verità” ricorre infatti, come si può notare, in almeno due titoli della bibliografia citata alla Nota 6.

4 Preposizione al femminile perché, nel luglio 1944, essa è Brigata, diventando Battaglione solo dopo qualche mese, a seguito della formalizzazione della IV Zona Operativa.

5 V. Salsi, Massimo, Il pezzo mancante. Una spy story nella Resistenza italiana, Albatros, 2022.

6 Il documento rinvenuto può infatti aiutarci a fare ipotesi plausibili anche a proposito della reazione di Nello Scotti.

7 Alcuni, in genere più anziani di me, mi dicevano di averlo sentito nominare, ma occorreva capire se l’arco di tempo in cui era vissuto fosse congruente al processo. Ricordo anche che la sua esistenza non era stata messa in dubbio dai seguenti Autori che si sono occupati del processo a “Facio”, e che sono, in ordine cronologico: Giulivo Ricci “La storia della Brigata Matteotti-Picelli”, ISRSP (1978), Spartaco Capogreco “Il piombo e l’argento. La vera storia del partigiano Facio”, Donzelli Editore (2007); Maurizio Fiorillo “Uomini alla macchia. Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945, Editori Laterza (2010), Luca Madrignani “Il caso Facio. Eroi e traditori della Resistenza”, il Mulino (2014), Pino Ippolito Armino “Indagine sulla morte di un partigiano. La verità sul comandante Facio”, Bollati Boringhieri (2023), né, tanto meno, da Laura Seghettini, compagna di “Facio”, quindi testimone coeva, in “Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione” (a cura di Caterina Rapetti), Carocci, 2006. Tuttavia, quello che non risulta sempre chiaro dai libri è che cosa facesse Nello Scotti ad Adelano, se sia possibile identificarlo con “Alda” o se lui e “Alda” siano due personaggi diversi (v. dopo).

8 Secondo Laura Seghettini, quando lei entrò nella stanza del processo, vide Antonio Cabrelli “Salvatore” che, quale Presidente, pronunciava la sentenza.

9 Secondo taluni è uno tra gli attori della scena.

10 La richiesta segue un preciso questionario, prestampato e articolato in 4 pagine. Il riempimento è per la maggior parte dattiloscritto.

11 L’iscrizione al PCI era piuttosto complessa e passava, come si può vedere dallo stampato, per una serie di gradi di giudizio.

12 Sulla data della fondazione del Comando Unico affidato al Colonnello Mario Fontana, sappiamo che le date non sono univoche. Insomma, probabilmente Nello Scotti era nello Zerasco dal 1 luglio 1944, ma questa data non è coincidente con la fondazione del Comando Unico stesso (e con la pluralità di date con cui ci dobbiamo confrontare). E’ anche evidente che Scotti debba legare il Tribunale a qualche organismo formale e che perciò lo “appoggi” al Comando I Divisione, non certo alle Brigate afferenti.

13 Il testo è riportato come tale: “Economiche” è ellittico: va completato, forse, esplicitando in “condizioni economiche”. Le citazioni, comprese doppie, maiuscole e minuscole, punteggiatura, sono riportate come tali.

14 La domanda di iscrizione è controfirmata da due presentatori: Adriano Vergassola, vecchio comunista spezzino, e Terzo Ballani “Benedetto”, già noto e stimato Commissario Politico della Brigata “Cento Croci”. Il parere del Comitato di Cellula, a firma Aldo Franceschini, è favorevole, così quello del Comitato di Sezione a firma, se interpreto bene la scrittura, Quiriconi; infine, il Comitato Direttivo del Partito, a firma, Bruno Caleo, approva (Bruno Caleo “Fiumi”, già appartenente alla Brigata “Ugo Muccini”, è stato, nel secondo Dopoguerra, per un lasso di tempo non lungo, funzionario della Federazione provinciale del PCI spezzino).

15 Per essere ancora più esplicita: Nello Scotti non è nominato ed inviato dal CLN spezzino o dal Partito Comunista spezzino. Si trova ad Adelano (forse -ipotesi- perché il figlio, Luciano Scotti, sta per assumere un importante incarico: infatti diventerà Capo di Stato Maggiore della ormai nascitura I Divisione “Liguria”). Nella situazione determinatasi riguardo a “Facio”, Nello Scotti, vecchio iscritto al PCI (se la dichiarazione da lui resa per chiedere l’iscrizione corrisponde, nel riferimento al 1921, al vero) diventa, per anzianità, una sorta di garanzia, e viene nominato Presidente del Tribunale (per la composizione del Tribunale v. Nota 17).

16 Antonio Cabrelli “Salvatore”, comunista, ma in realtà sospeso da tale Partito, personaggio del tutto controverso, su cui tornerà il libro sulla “Vanni”: nominato nel luglio 1944 Commissario Politico della I Divisione “Liguria”, verrà poi sostituito dal comunista Tommaso Lupi “Bruno”.

17 Dal punto di vista giuridico, insomma, un pasticcio colossale. Antonio Borgatti “Silvio” giudicò, non a caso, tale Tribunale, come del tutto approssimativo.

18 In realtà, a mio parere, al solito, lo scritto è ellittico e l’espressione “costiera” va intesa come “zona di competenza della Brigata ‘Costiera’”. E’ utile, a tale proposito, un articolo on line di Giorgio Pagano (“Città della Spezia” – 24 marzo 2019) intitolato “24 marzo 1945, storia di un eccidio mai raccontato”, dove, riferendosi ad un grave episodio accaduto a Villa (Pignone), cita, traendolo dalle testimonianze raccolte, Nello Scotti, che, fermatosi a dormire a Villa, viene avvisato dell’arrivo dei fascisti. E quella, come dice lo stesso Pagano, era zona della Brigata “Costiera”.

19 Non era infrequente che, in clandestinità, gli uomini assumessero nomi di donne.

20 Gli estremi del documento saranno pubblicati quando uscirà il libro sulla “Vanni”.

21 Tra le varie elucubrazioni su “Alda”, c’è perfino chi l’ha identificato con un partigiano sarzanese che ha militato nelle formazioni autonome parmensi.

Bianca Mori Paganini, deportata nel campo femminile di Ravensbrück, a dieci anni dalla scomparsa.

Giovedì 18 maggio alle ore 17, presso l’auditorium della Biblioteca P.M. Beghi, via del Canaletto 100 alla Spezia.

Saluti istituzionali
Saluto dell’Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea – Fondazione ETS.

La figura di Bianca Paganini Mori nel ricordo delle figlie Anna Maria e Paola e di Doriana Ferrato, presidente ANED della Spezia

Il Campo femminile di Ravensbrück e la deportazione femminile attraverso le testimonianze raccolte nel libro “A volte sogniamo di essere libere” a cura di Raul Calzoni e Ambra Laurenzi.

Interviene Ambra Laurenzi, presidente del Comitato Internazionale di Ravensbrück.

Bianca Mori Paganini

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia per il 78° anniversario della Liberazione

Cuneo, 25/04/2023

“Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti, a Milano, nel 1955.

Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al Valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 Medaglie di bronzo per la Resistenza.

La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste.

È qui che la Repubblica oggi celebra le sue radici, celebra la Festa della Liberazione.

Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento.

In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica.

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, ai Vice Presidenti del Senato e della Camera, ai Ministri della Difesa, del Turismo e degli Affari regionali. Al Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ai parlamentari presenti.

Saluto, e ringrazio per i loro interventi, il Presidente della Regione, la Sindaca di Cuneo, il Presidente della Provincia. Un saluto ai Sindaci presenti, pregandoli di trasmetterlo a tutti i loro concittadini. Un saluto e un ringraziamento al Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza.

Stamane, con le altre autorità costituzionali, ho deposto all’Altare della Patria una corona in memoria di quanti hanno perso la vita per ridare indipendenza, unità nazionale, libertà, dignità, a un Paese dilaniato dalle guerre del fascismo, diviso e occupato dal regime sanguinario del nazismo, per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura una nuova comunità.

“La guerra continua” affermò, nella piazza di Cuneo che oggi reca il suo nome, Duccio Galimberti, il 26 luglio del 1943.

Una dichiarazione di senso ben diverso da quella del governo Badoglio.

Continua – proseguiva Galimberti – “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani”.

Un giudizio netto e rigoroso. Uno discorso straordinario per lucidità e visione del momento. Che fa comprendere appieno valore e significato della Resistenza.

E fu coerente, salendo in montagna.

Assassinato l’anno seguente dai fascisti, è una delle prime Medaglie d’oro della nuova Italia; una medaglia assegnata alla memoria.

Il “motu proprio” del decreto luogotenenziale recita: “Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista”; ed è datato, con grande significato, “Italia occupata, 2 dicembre 1944”.

Dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri.

La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale.

Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti.

Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando questa scelta a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager.

Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, “sbagliata” perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Ateneo di Padova si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto “traditi”, a “rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano”.

Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche.

Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti).

Quali colpe potevano avere le popolazioni civili?

Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati?

Quali quelle dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?

L’elenco delle località colpite nel Cuneese compone una dolorosa litania e suona come preghiera.

Voglio ricordarle.

Furono decorate con Medaglie d’oro, d’argento o di bronzo, o con Croci di guerra: Cuneo, l’intera Provincia, Alba, Boves, Borgo San Dalmazzo, Dronero; Clavesana, Peveragno, Cherasco, Busca, Costigliole Saluzzo, Genòla, Trinità, Venasca, Ceva, Pamparato; Mondovì, Priola, Castellino Tanaro, Garessio, Roburent, Paesana, Narzòle, Rossana, Savigliano; Barge, San Damiano Macra, Villanova Mondovì.

Alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti la Repubblica oggi si inchina.

Questo pomeriggio mi recherò a Boves, prima città martire della Resistenza, Medaglia d’oro al Valor militare e Medaglia d’oro al Valor Civile.

Lì si scatenò quella che fu la prima strage operata dai nazisti in Italia.

Una strage che colpì la popolazione inerme e coloro che avevano tentato di evitarla: Antonio Vassallo, don Giuseppe Bernardi, ai quali è stata tributata dalla Repubblica la Medaglia d’oro al Valor civile; don Mario Ghibaudo. I due sacerdoti, recentemente proclamati beati dalla Chiesa cattolica, testimoni di fede che non vollero abbandonare il popolo loro affidato, restarono accanto alla loro gente in pericolo.

E da Boves vengono segni di un futuro ricco di speranza: la Scuola di pace fortissimamente voluta dall’Amministrazione comunale quasi quarant’anni or sono e il gemellaggio con la cittadina bavarese di Schondorf am Ammersee, luogo dove giacciono i resti del comandante del battaglione SS responsabile della feroce strage del 19 settembre 1943.

A Borgo San Dalmazzo visiterò il Memoriale della Deportazione.

Borgo San Dalmazzo, dove il binario alla stazione ferroviaria è richiamo quotidiano alla tragedia della Shoah.

Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza provincia italiana per numero di deportati nei campi di sterminio in ragione dell’origine ebraica.

Accanto agli ebrei cuneesi che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò.

Profughi alla ricerca di salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti.

Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia.

A questa lotta si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente.

Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione.

Di dare vita a una nuova Italia.

Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista.

Le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi.

Le “Repubbliche” partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni e nel loro operare furono anticipatrici della nostra Costituzione.

È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano consentito lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo.

Se il decreto luogotenenziale del 2 agosto 1943 – poco dopo la svolta del 25 luglio – prevedeva, non appena ve ne fossero le condizioni, l’elezione di una nuova Camera dei Deputati, per un ripristino delle istituzioni e della legalità statutaria, fu il decreto del 25 giugno 1944 – pochi giorni dopo la costituzione del primo Governo del CLN – a indicare che dopo la liberazione del territorio nazionale sarebbe stata eletta dal popolo, a suffragio universale, un’Assemblea costituente, con il compito di redigere la nuova Costituzione. Per questo quel decreto viene definito la prima “Costituzione provvisoria”.

Seguirà poi il referendum, il 2 giugno 1946, con la Costituente e la scelta per la Repubblica.

La rottura del patto tra Nazione e monarchia, corresponsabile, quest’ultima, di avere consegnato l’Italia al fascismo, sottolineava l’approdo a un ordinamento nuovo.

La Costituzione sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.

Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e della dignità di ogni essere umano, sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio.

Il frutto del 25 aprile è la Costituzione.

Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo.

È nata così una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili.

E qui a Cuneo, mentre la guerra infuriava, veniva sviluppata un’idea di Costituzione che guardava avanti.

Pionieri Duccio Galimberti e Antonino Rèpaci.

Guardava a come scongiurare per il futuro i conflitti che hanno opposto gli Stati europei gli uni agli altri, per dar vita, insieme, a una Costituzione per l’Europa e a una per l’Italia. Dall’ossessione del nemico alla ricerca dell’amico, della cooperazione.

La Costituzione confederale europea si accompagnava alla proposta di una “Costituzione interna”.

Obiettivo: “liberare l’Europa dall’incubo della guerra”.

Sentiamo riecheggiare in quello che appariva allora un sogno, il testo del preambolo del Trattato sull’Unione Europea: “promuovere pace, sicurezza, progresso in Europa e nel mondo”.

Un sogno che ha saputo realizzarsi per molti aspetti in questi settant’anni. Anche se ancora manca quello di una “Costituzione per l’Europa”, nonostante i tentativi lodevoli di conseguirla.

Chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!

Nel lavoro di Galimberti e Rèpaci troviamo temi, affermazioni, che sono oggi realtà della Carta costituzionale italiana, come all’art. 46: “le differenze di razza, di nazionalità e di religione non sono di ostacolo al godimento dei diritti pubblici e privati”.

Possiamo quindi dire, a buon titolo: Cuneo, città della Costituzione!

Galimberti era stato a Torino allievo di Francesco Ruffini, uno dei docenti universitari che, rifiutando il giuramento di fedeltà al fascismo, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento.

Accanto a Galimberti e Rèpaci, altri si misurarono con la sfida di progettare il futuro.

Silvio Trentin, in esilio dal 1926, nel suo “Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia”, dettato al figlio Bruno nel 1944, era sostenitore, anch’egli, dell’anteriorità dei diritti della persona rispetto allo Stato.

E Mario Alberto Rollier, con il suo “Schema di costituzione dell’unione federale europea”. Testi, entrambi, di forte ispirazione federalista.

Si tratta, nei tre casi, di esponenti di quel Partito d’Azione di cui incisiva sarà l’influenza nel corso della Resistenza e dell’avvio della vita della Repubblica.

La crisi della monarchia e quella del fascismo apparivano ormai irreversibili, tanto da indurre un gruppo di intellettuali cattolici a riunirsi a Camaldoli, a pochi giorni dal 25 luglio 1943, con l’intento di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come “Codice di Camaldoli”, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini.

Per tornare alla “Costituzione di Duccio”, apparivano allora utopie alcune sue previsioni come quella di una “unica moneta europea”. Oggi realtà.

O quella di “un unico esercito confederale”. E il tema della difesa comune è, oggi, al centro delle preoccupazioni dell’Unione Europea, in un continente ferito dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.

Sulla scia di quei “visionari” che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.

Rendono onore alla Resistenza i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana.

Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.

Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno.

I giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente.

Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni rendono onore alla liberazione della Resistenza.

Signor Presidente della Regione, lei ha definito queste colline, queste montagne “geneticamente antifasciste”.

Sappiamo quanto dobbiamo al Piemonte, Regione decorata, a sua volta, con la Medaglia d’oro al merito civile

Ed è alle donne e agli uomini che hanno animato qui la battaglia per la conquista della libertà della Patria che rivolgo il mio pensiero rispettoso.

Nuto Revelli ha parlato della sua esperienza di comandante partigiano e della lotta svolta in montagna come di un vissuto di libertà: di un luogo dove era possibile assaporare il gusto della libertà prima che venisse restituita a tutto il popolo italiano.

Una terra allora non prospera, tanto da ispirargli i racconti del “mondo dei vinti”.

Una terra ricca però di valori morali.

Non c’è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un alpino caduto in Russia, nella sciagurata avventura voluta dal fascismo.

Non c’è famiglia che non ricordi il sacrificio della Divisione alpina “Cuneense” nella drammatica ritirata, con la Julia. Un altro esempio. Un altro monito alla dissennatezza della guerra.

Rendiamo onore alla memoria di quei caduti.

Grazie da tutta la Repubblica a Cuneo e al Cuneese, con le sue Medaglie al valore!

Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario dell’uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti.

Come vi è scritto: “morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”.

Viva la Festa della Liberazione!

Viva l’Italia!

Qui il collegamento al discorso

Hai presente il 25 aprile?

Un podcast con
Mario Calabresi, Chiara Colombini, Paolo Pezzino

Dal 21 aprile su tutte le piattaforme gratuite di podcast

In occasione dell’Anniversario della Liberazione, Chora Media, in collaborazione con l’Istituto nazionale Ferruccio Parri, ha realizzato un nuovo podcast: Hai presente il 25 aprile? disponibile dal 21 aprile su tutte le piattaforme gratuite.

Dopo il successo del podcast “Hai presente la Marcia su Roma?”, Chora Media torna a parlare del passato recente del nostro paese, con un nuovo podcast in una puntata dedicato alla Liberazione.

In un dialogo composto da domande e risposte in rapida sequenza fra il giornalista e scrittore Mario Calabresi e gli storici Chiara Colombini e Paolo Pezzino, il podcast “Hai presente il 25 aprile?” racconta in 45 minuti una pagina del passato italiano che spesso è data per scontata o riassunta sbrigativamente in poche righe.

Attraverso un format agile e efficace, “Hai presente il 25 aprile?” fornisce una panoramica esaustiva e sintetica sul tema della Liberazione, affidandosi alla voce esperta degli storici dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri.

Perché l’Italia aveva bisogno di essere liberata? Chi sono i protagonisti della Liberazione? Che cosa ha determinato l’avvenuta Liberazione? Perché celebriamo proprio il 25 aprile e perché qualcuno oggi mette in discussione questa celebrazione? Queste sono solo alcune delle domande che Mario Calabresi farà agli storici Chiara Colombini e Paolo Pezzino.

Attraverso le loro risposte sarà possibile avere un quadro più completo ed esplicativo del movimento antifascista, della prigionia e della clandestinità, della Resistenza, dello sbarco degli Alleati, della fine della Seconda guerra mondiale in Italia e delle sue conseguenze politiche e storiche.

EPISODI
Puntata unica (45 min)

I PROTAGONISTI

MARIO CALABRESI
Mario Calabresi, giornalista e scrittore, dirige la podcast company Chora Media, di cui è uno dei fondatori, ed è autore della newsletter settimanale Altre/Storie. È stato direttore de “La Stampa” e “la Repubblica”. Per Mondadori ha pubblicato: Spingendo la notte più in là (2007), La fortuna non esiste (2009), Cosa tiene accese le stelle (2011), Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa (2015), La mattina dopo (2019), Quello che non ti dicono (2020) e Una volta sola (2022). Sarò la tua memoria è il suo primo libro per ragazzi.

PAOLO PEZZINO
Paolo Pezzino ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Pisa ed è stato consulente tecnico della Procura militare di La Spezia nelle indagini sulle stragi nazifasciste in Italia. Coordina il Comitato scientifico del progetto per un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, promosso dall’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia e dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia.

CHIARA COLOMBINI
Chiara Colombini è storica e ricercatrice presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Ha curato, tra gli altri, Resistenza e autobiografia della nazione. Uso pubblico, rappresentazione, memoria (con Aldo Agosti, Edizioni SEB27, 2012) e gli Scritti politici.
Tra giellismo e azionismo (1932-1947) di Vittorio Foa (con Andrea Ricciardi, Bollati Boringhieri, 2010) ed è autrice di Giustizia e Libertà in Langa. La Resistenza della III e della X Divisione GL (Eataly Editore 2015) e di Anche i partigiani però… (Laterza, 2021).

L’ISTITUTO NAZIONALE FERRUCCIO PARRI – RETE DEGLI ISTITUTI PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA (già Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia), è stato fondato il 19 aprile 1949 con il compito di raccogliere, conservare e studiare le carte della Resistenza, è un’associazione no profit riconosciuta, con natura giuridica di diritto privato. L’Istituto nazionale è un sistema federativo paritario di 67 Istituti ed Enti associati presenti su tutto il territorio nazionale, che fonda la propria attività sui valori ispiratori della Resistenza e sugli ideali di antifascismo, democrazia, libertà e pluralismo culturale espressi nella Costituzione della Repubblica italiana e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

CREDITI

HAI PRESENTE IL 25 APRILE?” è una produzione CHORA MEDIA in collaborazione con l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
La cura editoriale è di Davide Savelli con la collaborazione di Anna Iacovino.
La produzione esecutiva è di Lia Chiòvari.
La supervisione del suono e della musica è di Luca Micheli.
La post-produzione e montaggio è di Luca Micheli e Emanuele Moscatelli.
Il fonico di studio sono Lucrezia Marcelli e Luca Possi

Festival Fact Checking in tour anche alla spezia

Quest’anno il “Festival Fact Checking“, nato lo scorso anno dalla libreria Lo Spazio Pistoia, diventa itinerante.

Festival Fact Checking in tour” porterà i libri della collana, diretta da Carlo Greppi, in giro per la Toscana e la Liguria di Levante.

La rete nasce dalla libreria Lo Spazio Pistoia, ideatrice del progetto con l’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, e la collaborazione della libreria Nina di Pietrasanta e Archivi della Resistenza.

Ecco il calendario degli eventi nelle province di Massa Carrara e La Spezia del Festival Fact Checking tour.

Sabato 15 aprile

Tommaso Speccher
Pontremoli – Salone di Palazzo Dosi Magnavacca, ore 17
Indirizzo: Via Ricci Armani, 27
Dialogano con l’autore: Paolo Bissoli (ISRA Pontremoli), Lorenzo Gatti (Università la Sapienza di Roma)
Organizza: ISRA – Istituto Storico della Resistenza Apuana, ANPI Pontremoli “Laura Seghettini”, ANPI Massa Carrara, ARCI Massa Carrara, Museo Audiovisivo della Resistenza, Rete Musei Storia e Memoria del ’900, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Libreria L’Ecclesiastica di Pontremoli
Info: 3701605634 o resistenza.apuana@gmail.com

Alice Borgna
Sarzana – Sala della Repubblica, ore 17
Indirizzo: Via Falcinello, 1
Dialogano con l’autore: Marco Baruzzo (Circolo Pertini Sarzana) e Fabio Certosino (Circolo Pertini Sarzana)
Organizza: Circolo Pertini, ANPI Sarzana, ANPI La Spezia, ARCI La Spezia, Museo Audiovisivo della Resistenza, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Il Mulino dei Libri di Sarzana
Info: 3483362535 o presidente@circolopertinisarzana.eu

Domenica 16 aprile

• Tavola rotonda “Fascismo, Resistenza e fact checking: la storia alla prova dei fatti
con Carlo Greppi, Eric Gobetti, Chiara Colombini, Francesco Filippi, Giovanni Carletti
Fosdinovo – Museo Audiovisivo della Resistenza, ore 11
Indirizzo: Via Prate, 12
Organizza: Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza, Rete Musei Storia e Memoria del ’900,ISRA – Istituto Storico della Resistenza Apuana, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, ANPI Massa Carrara, ANPI La Spezia, ANPI Fosdinovo, ARCI Massa Carrara, ARCI La Spezia.
A seguire pranzo sociale
Info: 3290099418 o info@archividellarestenza.it

Carlo Greppi
La Spezia – Circolo ARCI Favaro, ore 17.30
Indirizzo: Via Alfredo Oldoini, 8
Dialogano con l’autore: Maria Cristina Mirabello (ISR La Spezia), Emanuele De Luca (Archivi della Resistenza);
introduce Stefania Novelli (ARCI La Spezia)
Organizza: Circolo ARCI Favaro, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Liberi Tutti
Info: 3347153794 o arci.favaro@yahoo.com

Chiara Colombini
Carrara – Palco 38, ore 18
Indirizzo: Indirizzo: Via Carriona, 70
Dialogano con l’autrice: Caterina Rapetti (ANPI Pontremoli), Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza).
Introduce Emiliano Ricciarelli (Blanca Teatro).
Organizza: ARCI Blanca Teatro, ARCI Massa Carrara, ANPI Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Francesco Filippi e Eric Gobetti
Massa – Teatro dei Fratelli Cristiani, ore 17:30
Indirizzo: presso Scuola S. Filippo Neri, Viale Eugenio Chiesa, 64
Moderano: Giancarlo Albori (Circolo ARCI 31 settembre), Massimo Michelucci (ISRA Pontremoli).
Organizza ARCI 31 settembre, ARCI Massa Carrara, ANPI Massa “Patrioti Apuani – Linea Gotica”, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Ali di Carta di Massa
Info: 3274420625 o riccardobardoni@gmail.com

Lunedì 17 aprile

Eric Gobetti
Carrara – Palco 38, ore 18
Indirizzo: Via Carriona, 70
Dialogano con l’autore: Emanuele De Luca (Archivi della Resistenza), Lorenzo Gatti (Università La Sapienza di Roma).
Organizza: ARCI Blanca Teatro, ARCI Massa Carrara, ANPI Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Chiara Colombini
Lerici – Sala consigliare, ore 17:00
Indirizzo: Piazza Bacigalupi, 9
Dialogano con l’autrice: Simonetta Lupi (ANPI Lerici), Simona Mussini (Archivi della Resistenza).
Organizza: ANPI Lerici, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con L’Ape Libraria
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Carlo Greppi e Francesco Filippi
Sarzana – Sala della Repubblica, ore 17:30
Indirizzo: Via Falcinello, 1
Intervengono con gli autori: Denise Murgia (ANPI Sarzana), Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza)
Organizza: ANPI Sarzana, Circolo Pertini, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Il Mulino dei Libri
Info: 3287823135 o anpisarzana@gmail.com

Giusto Traina
Massa – Auditorium Liceo Classico Pellegrino Rossi, ore 17:30
Indirizzo: Viale Democrazia, 26
Dialoga con l’autore Rosaria Bonotti (Dipartimento Lettere Liceo Rossi). Introduce Adriana Riccardi (Arci Massa Carrara).
Organizza ARCI Focus, ARCI Massa Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Ali di Carta.
Info: 3893191313 o arcifocusmassa@gmail.com

Martedì 18 aprile

Francesco Filippi e Eric Gobetti
La Spezia – Circolo ARCI Canaletto, ore 17:30
Indirizzo: Via Giovanni Bosco, 2
Interviene Giorgio Pagano (Associazione Culturale Mediterraneo). Introduce Nicola Pedretti (Arci Canaletto).
Organizza: Circolo ARCI Canaletto, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Associazione Culturale Mediterraneo, Museo Audiovisivo della Resistenza, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Liberi Tutti
Info: 3534118722 o arci.circolocanaletto@gmail.com

La Storia siamo noi. Due indici di nomi per capire la storia degli anni Sessanta del Novecento

L’Istituto comunica la pubblicazione, nella sezione Strumenti, dell’indice generale dei nomi del libro: “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” nei suoi due volumi: “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”, e “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”, scritti da Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, editi da Edizioni Cinque Terre.

Gli autori mettono a disposizione on line, e quindi a tutti, il corposo Indice dei nomi, nel tentativo di rappresentare, storicamente e storiograficamente, una fase ritenuta fondamentale del secondo Novecento.

Le idee, le speranze, i progetti, le conquiste, le illusioni e le delusioni di quell’epoca, in modo specifico il biennio 1968 e 1969, le cui radici sono però precedenti, costituiscono infatti una materia complessa, da sbrogliare con attenzione, degna soprattutto di una riflessione capace di compiere ricognizioni sul passato per interpretare il presente e pensare al futuro.

QUI la pagina con introduzione agli indici e avvertenze

QUI l’Indice dei testimoni

QUI l’Indice dei nomi

Il processo Spiotta. La Corte d’Assise straordinaria a Chiavari al Centro studi “Memoria in rete”

GIOVEDÌ 16 MARZO 2023 ore 16.30

Presso il Centro studi “Memoria in rete” in via Giò Batta Valle, 6, La Spezia, presentazione del libro:

Il processo Spiotta. La Corte d’Assise straordinaria a Chiavari
di Giorgio Viarengo
Internos Edizioni, aprile 2022

Dialoga con l’Autore Giorgio Pagano,
Copresidente Comitato provinciale unitario della Resistenza, La Spezia

Il volume, con prefazione del Dott. Francesco Cozzi (già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova) affronta il tema dell’apertura in Chiavari della Corte d’Assise Straordinaria per i processi ai criminali fascisti.

Tra questi è istruito il processo al fascista Vito Spiotta e ai suoi più stretti collaboratori, Righi e Podestà che si tenne in Chiavari il 18 agosto del 1945.

Il lavoro di Viarengo, grazie alle documentazioni conservate presso l’Archivio di Stato in Genova e Roma, ricostruisce le diverse fasi del processo.

La ricerca si è spinta sino agli archivi romani dell’Istituto Luce, dove erano conservate le immagini originali del processo chiavarese; grazie a Cristina Pitruzella, autrice di un video, è disponibile un documentario che restituisce “La memoria di un Processo”.