Comando IV Zona Operativa

A cura di Maria Cristina Mirabello

Gli antefatti
Il problema di un Comando Unico per quella che solo successivamente si chiamerà IV Zona Operativa è affrontato il 6 giugno 1944, a Genova, nel corso di una riunione fra C.L.N. regionale e sottocomitato militare del C.L.N. spezzino (rappresentato da Renato Jacopini, comunista, e dal colonnello Mario Fontana, socialista)[1].

Il Comando CVL di Milano il 10 luglio 1944 prende in esame la possibilità di creare una fascia, nell’area appenninica, da Genova a Modena, in cui si eserciti un efficace controllo politico e militare. Ma l’idea di un Comando Unico su tale area è troppo ambiziosa e quindi si pensa più specificamente e limitatamente ad un territorio comprendente La Spezia, Parma e Apuania, una sorta insomma di Comando Unico parmense-lunigianense (IV Zona). Anche tale idea non diventa però realtà, a causa della forte controffensiva tedesca del luglio 1944.

Tuttavia il Comando Unico, che effettivamente poi si forma nello stesso mese di luglio, è, in un certo senso, erede di tale progetto, divenendo responsabile per una pluralità di formazioni che agiscono in un ampio territorio, a cavallo su più province e su tre regioni, controllando l’area montana fra le valli del Taro, del Vara e del Magra, diventando responsabile in autunno anche di formazioni sulla sinistra del Magra, all’interno della provincia di Apuania. Si tratta insomma di un territorio di grande importanza, data la presenza in esso di vie di comunicazione strategiche: sono, per la precisione, due strade statali, la S.S. Aurelia che funge da collegamento con Genova e la S.S. della Cisa, che si volge a Parma, nonché ben due linee ferroviarie vitali (Parma-La Spezia, Genova-La Spezia).

Nascita del Comando Unico e della Ia Divisione Liguria – luglio 1944
Il Comando Unico Spezzino, denominato Ia Divisione Liguria, nasce con sede ad Adelano di Zeri nella terza decade di luglio[2] da una riunione nello Zerasco, alla presenza di rappresentanti della banda azionista del “Boia” (Vero Del Carpio), di quella garibaldina di “Tullio” (Primo Battistini), dei militanti comunisti Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”, Renato Jacopini “Marcello Moroni” o “Fumo”, Antonio Cabrelli “Salvatore” o “Navola”[3], del maggiore inglese Gordon Lett e di alcuni altri.

La funzione di Comandante è assegnata al colonnello dell’Esercito Mario Fontana (nome di battaglia “Turchi” e in seguito “Cossu”) e quella di Commissario politico ad Antonio Cabrelli: c’è insomma una sorta di compromesso fra Partito Comunista, che ottiene il Commissario politico, e Giustizia e Libertà che non ha un suo uomo al vertice del Comando ma ottiene che esso sia ricoperto da un militare di carriera.

Il britannico Gordon Lett, da poco raggiunto dalla missione del S.O.E. dotata di radio, è nominato ufficiale di collegamento fra la Divisione e gli Alleati. Posizione defilata ed autonoma è assunta in questo momento dalla Brigata “Cento Croci”, in via di ricostituzione dopo la rioccupazione tedesca della Val di Taro, mentre a Guglielmo Cacchioli, uno dei fondatori di essa, è assicurato il ruolo di vice-Comandante[4]. Capo di Stato Maggiore è il comunista Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”.

Il compromesso del Comando Unico e dell’assegnazione delle cariche è stato raggiunto anche per la mediazione di due rappresentanti del Comando Regionale della Liguria, il comunista Anelito Barontini[5] e l’azionista Giulio Bertonelli[6].

E’ evidente come l’organizzazione del Comando Unico corrisponda all’esigenza di mutare la guerriglia per bande sparse in una lotta maggiormente pianificata e soprattutto coordinata ad un livello superiore.

Il rastrellamento dei primi di agosto 1944 e i suoi effetti
Il terribile rastrellamento del 3 agosto 1944 mette però in crisi le formazioni e porta subito alle dimissioni, poi rientrate, del colonnello Mario Fontana. Alla fine di agosto, infatti, vanno in montagna Pietro “Mario” Beghi, segretario del C.L.N.P., e il comunista Giuseppe Rosso “Luigi”[7], con l’obiettivo di ricostruire il Comando Unico: Mario Fontana, per ordine del CLN, viene confermato nel suo ruolo dopo otto giorni di faticosi incontri. Se in questo momento il ruolo del Comando sembra presentarsi ancora come quello di un puro coordinamento, più tardi non sarà così. La strada sarà ancora lunga e caratterizzata da forti risistemazioni, ma andrà comunque verso la direzione di una più grande efficienza e organicità.

La progressiva ri-organizzazione del Comando Unico e alcuni suoi provvedimenti
Il 4 settembre 1944 il colonnello Fontana riassume la funzione di Comandante chiedendo in data 9 settembre a tutti i Comandanti delle formazioni armate di riconfermare la loro adesione al Comando di Divisione. Il 1 ottobre 1944 la composizione del Comando Ia Divisione Liguria, deducibile dai documenti di Archivio coevi, è la seguente (citiamo i nomi per come risultano nelle carte: Colonnello “Turchi”: Comandante; “Salvatore”: Commissario Politico; Colonnello Grossi: a disposizione del Comando; Maggiore Gordon Lett: rappresentante degli Alleati presso il Comando I Divisione Liguria; Avvocato Mario Fortelli a disposizione di Gordon Lett e responsabile SIM (Servizio Informazioni Militare); Capitano Rende: Segreteria; Capitano Cavagnada: Marconista.

Il Comando IV Zona continua a lamentare però le carenze della situazione organizzativa e, in data 21 ottobre 1944, indice una riunione, per il 25 ottobre, ad Adelano di Zeri, dal cui verbale emerge una precisa distribuzione delle zone di competenza per le varie formazioni.
All’inizio di novembre il Comando della I Divisione Liguria comprende anche un vice-Commissario politico (Tommaso Lupi “Bruno”)[8]. Il Comando si sta inoltre dotando di un vice-comandante, di un capo di Stato Maggiore, di un ufficiale alla propaganda, all’assistenza, di un ufficiale alla matricola e mobilitazione, nonché di un efficace servizio staffette. In questa fase va annoverata a Sesta Godano, il 16 novembre 1944, una riunione indetta dal Comando IV Zona con tutti i Comandanti e Commissari politici, cui partecipa Giulio Bertonelli (“Balbi”) quale rappresentante del Comando Militare Unico Regionale di Genova Su questa scia si arriva così all’emanazione del Regolamento Generale della I Divisione Liguria: di esso si dà notizia il 25 novembre 1944.

Molti sono i documenti del periodo che denotano la forte tendenza a introdurre una maggiore organizzazione e disciplina militare, cosa che viene ottenuta grazie all’opera del comandante Fontana, del CLN ma anche della Federazione Comunista spezzina. Fra tali documenti può essere citato quello con cui, già in data 29 settembre 1944, si richiede la Matricola ai vari Battaglioni e Brigate, quello con cui in data 1 novembre 1944 si dà ordine agli appartenenti alle Forze Armate in servizio fra i partigiani di portare sul bavero le stellette militari, altri documenti nell’ambito dei quali si disciplinano i colori dei copricapo sia delle formazioni combattenti che della Polizia partigiana, compresi i distintivi, con precisa scansione del numero di stellette e colori delle spalline. E’ inoltre prevista una precisa suddivisione per compagnie, plotoni, squadre, compresa l’istituzione di un ospedale divisionale e le punizioni per chi deteriora le armi.

Poiché uno dei problemi ricorrenti e assillanti per le formazioni è, insieme alla dotazioni armi, quello dei vettovagliamenti, vengono stabilite norme ben precise per la requisizione dei generi alimentari.

Il passaggio dalla denominazione di “Comando Ia Divisione Liguria” a quella di “Comando Unico IVa Zona Operativa” e provvedimenti relativi (dicembre 1944)
Dal dicembre 1944[9] si adotta, al posto della denominazione di Comando I Divisione Liguria, quella di “Comando IV Zona Operativa”, da cui risultano dipendere due Divisioni.

Alla prima, denominata I Divisione Liguria-Monte Picchiara, fanno capo la Colonna “Giustizia e Libertà” (Battaglione “Val di Vara” e Battaglione “Zignago”) e la Brigata Garibaldi “A. Gramsci” (Battaglioni “Gramsci”, “Vanni” e “Matteotti-Picelli”) sotto il Comando unico divisionale affidato al comunista Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga” e al Commissario Politico azionista Giovanni Ceragioli “Vas”[10] (cui si aggiunge in seguito il comunista Anselmo Corsini “Ambrosio o “Max”[11]); alla seconda, denominata Divisione “Cento Croci”, fanno capo la Brigata “Varese” e la Brigata “Zerasco”.

Il comandante della IVa Zona operativa è il Colonnello Mario Fontana, il Commissario politico risulta essere ancora Antonio Cabrelli, di lì a poco sostituito dal comunista Tommaso Lupi “Bruno”, già vice-Commissario dall’inizio novembre[12]. Il totale degli uomini delle due Divisioni è circa 1880. Ambedue dispongono di un Tribunale divisionale e di un servizio di Polizia patriottica.

L’articolazione dei due tronconi, formalizzata a Varese Ligure il 15 dicembre 1944, in una riunione cui partecipano il Colonnello Fontana insieme ai Comandanti e Commissari di Brigata, è seguita il 21 dicembre 1944 da una risistemazione formale anche dell’organigramma e dei territori di competenza.

Tra i primi atti del Comando IV Zona c’è l’estensione alle formazioni dei tesserini dei Patrioti, una sorta di ufficio matricola, la creazione del S.I.M (Servizio Informazioni Militari, capitanato da Ezio Giovannoni del Partito d’Azione) e il S.I.P (Servizio Informazioni Politico).

Nel nuovo Comando di Zona sono presenti anche due Ispettori militari: Flavio Maggiani “Giuseppe” per i comunisti, il quale deve ispezionare le formazioni gielliste, e l’azionista Giuseppe Grandis “Gisdippe” il quale, per converso, deve ispezionare le formazioni garibaldine, ambedue scelti nel gennaio 1945 dal C.L.N..

Sono inoltre previste le squadre V.A.L. che, ad esempio, per GL agiscono già alla data del 9 gennaio con una squadra inviata nella zona di Ceparana, Bottagna, La Spezia. Entro l’inizio di febbraio è generalmente completata la Costituzione V.A.L, punta di eccellenza di ogni formazione, con squadre di 12 uomini.

Il terribile rastrellamento del 20 gennaio 1945 e il fallimento dell’obiettivo nazi-fascista
Il massiccio rastrellamento del 20 gennaio 1945, uno dei più importanti alle spalle della Linea Gotica, nel lunghissimo inverno ’44-’45, dimostra la maturazione delle forze partigiane coordinate dal Comando IV Zona. Il 20 gennaio 1945 scatta il temuto rastrellamento nazifascista che il S.I.M (Servizio Informazione Militare) partigiano ha in qualche modo già previsto, anche sulla base dell’osservazione di numerosi spostamenti di truppe nemiche affluite nella IV Zona Operativa.

In uno scenario caratterizzato da freddo rigido e da neve, circa duemilacinquecento partigiani si trovano a fronteggiare circa venticinquemila nazifascisti, questi ultimi dotati di un equipaggiamento adeguato al clima e di armi ben più efficienti[13].

I giorni dell’ira nazi-fascista (e dell’orgoglio partigiano) vedono il grosso dei reparti dei ribelli che, dopo avere combattuto, trova la salvezza, sganciandosi verso il monte Gottero, per arrivare alla cui cima bisogna affrontare temperature polari di meno venti gradi e neve alta anche due metri. Quella che viene conosciuta con il nome di “battaglia del monte Gottero”, diventata un vero simbolo per le vicende della IV Zona, si trasforma a quel punto in una lotta strenua contro il freddo, la fame e le insidie nemiche (v. per approfondimenti: “La battaglia del Gottero. Una vera epopea senza retorica“.

Le forze partigiane, dopo inenarrabili peripezie, riescono, grazie anche alla protezione e cura delle popolazioni locali, a ricostituirsi nella loro maggioranza sulle posizioni precedenti già nei primissimi giorni di febbraio e il colonnello Fontana, comandante della IV Zona Operativa, nonostante le perdite subite può così comunicare al C.L.N.: “I reparti e i comandi sono ancora in piedi e approfitteranno di quest’altra dolorosa esperienza per uscirne maggiormente rafforzati”.[14]

Il Comando della IV Zona operativa, già trasferitosi dal 27 dicembre 1944 a Porciorasco di Varese Ligure[15], è rimasto chiuso, per motivi di sicurezza e per assicurare la continuità degli ordini, una volta passata la fase del rastrellamento, in una caverna di una vecchia miniera abbandonata. In tutto si tratta di una decina di uomini: il Comandante Mario Fontana, il commissario politico Tommaso Lupi, Enrico Giaume, capo di S.M., il colonnello inglese Henderson[16], che è stato paracadutato con radio trasmittente, due carabinieri italiani, due staffette e l’avvocato Mario Fortelli.

Gli stessi Alleati, che appena a novembre, con il proclama Alexander, hanno chiesto ai partigiani di andare a casa, si rendono conto che il rastrellamento è stato una grave sconfitta per i nazifascisti, come risulta dai documenti coevi.

Il Comando IV Zona dal febbraio all’aprile 1945
Sempre per rispondere ad una militarizzazione e disciplinamento delle formazioni partigiane, nel febbraio 1945, il colonnello Fontana appoggia un duplice progetto del maggiore britannico Gordon Lett: egli chiede che un certo numero di partigiani della IV Zona, debitamente addestrati, sotto la guida di Franco Coni[17], possano agire in unione con i paracadutisti inglesi.

Tale reparto, con ferma di un anno a carattere militare, dovrebbe essere così costituito: un Comando + tre plotoni di arditi sabotatoti + un reparto di arditi mortaisti. Inoltre Lett avanza il progetto di riorganizzare tutte le forze della IV Zona, parcellizzandole in distaccamenti operativi di 58 uomini, onde renderle più efficaci ed operative.

In realtà il disegno complessivo, che avrebbe causato una frantumazione politica dell’identità ideologica delle formazioni partigiane, disconoscendone il carattere nuovo rispetto a quello degli eserciti tradizionali, determina l’11 febbraio una forte reazione del CLNp, mentre il 14 febbraio lo stesso comando del Battaglione Matteotti-Picelli, interessato dai primi reclutamenti di Franco Coni, protesta contro di essi. Si arrestano quindi i progetti di Lett[18] condivisi da Fontana. Di essi rimane, con modalità un po’ diverse, la creazione della Prima Compagnia Arditi, comandata da Coni, che, a fine febbraio, conta 57 uomini e 61 nel marzo. Tale Compagnia si distinguerà successivamente in importanti azioni di sabotaggio. Dal marzo 1945 si dà ordine alle formazioni di dotare tutti i propri componenti, siano essi militari che non, di mostrine militari, seguendo le disposizione contenute in una circolare del 21 luglio 1944, emanata da Rochat, Ministro della guerra del governo italiano, procedendo quindi sulla via della militarizzazione anche per quanto riguarda l’aspetto esteriore, e vietando contemporaneamente l’uso della parola “partigiano” (è ammesso solo “patriota”).

Va notato che, nelle risistemazioni finali della IV Zona, pochissimi giorni prima del 12 aprile 1945, la Brigata “Leone Borrini” esce da essa per inquadrarsi nella parmense Divisione “Monte Orsaro”, mentre nel frattempo è avvenuta una fusione del Battaglione “Pontremolese” e della Brigata “Costiera”, con esodi dalla stessa “Costiera” verso altre formazioni. L’articolazione della IV Zona a questo punto si configura come l’abbiamo presentata nell’Organigramma generale di partenza, datato 12 aprile, in cui però abbiamo preferito mantenere anche il nome della Brigata “Costiera”.

Secondo documenti di Archivio al 5 aprile 1945 questo è dunque l’Organico delle formazioni combattenti[19]
Brigata “Gramsci”: 468 uomini
Colonna G. L.: 575
Brigata “Muccini”: 103
Battaglione “Pontremolese”: 93
Totale: 1258

Il Comando IV Zona Operativa nella fase della Liberazione
Il Comando IV Zona, in vista del balzo finale, si sposta in avanti, da Antessio di Sesta Godano a Vezzola di Zignago. Per ripercorrerne le vicende nel periodo immediatamente precedente la Liberazione e nei giorni di essa, riproduciamo per intero un’importante pagina di Mario Fontana (tratta da “Relazione sull’attività operativa svolta dai reparti della 4a zona dal luglio 1944 al 25 aprile 1945” – in “I.S.R., La Spezia, M. Fontana e la quarta zona operativa del Corpo Volontari della Libertà”, 1972)

Il grande giorno giunge.
Dalle notizie pervenute dal servizio informazioni del Comando della Ia Divisione Liguria e dalla “Cento Croci”, dagli agenti del S.I.M. della IV Zona Operativa, sembrava che nella provincia della Spezia il comando tedesco avesse lasciato per la difesa ad oltranza tutte le truppe tedesche non inquadrate nelle divisioni, i guastatori per la distruzione degli impianti elettrici, acquedotti, industrie, uffici pubblici; le Brigate Nere e le truppe antipartigiane che avrebbero dovuto resistere ad oltranza. Un totale complessivo di 4 o 5 mila uomini.
Le notizie davano per certo che batterie ancora in vita, e particolarmente quella dell’isola Palmaria, avrebbero bombardato la Città della Spezia nel caso di occupazione dei Patrioti.

Le direttive del Comando regionale Ligure prescrivevano che il Comando della IV Zona impedisse tali distruzioni e rendesse impossibile la difesa a oltranza delle anzidette truppe. Era inoltre compito del Comando della IV Zona quello di disturbare ed ostacolare il nemico che si ritirava, rastrellando gli uomini sbandati. Infine era devoluto alle formazioni patriottiche il compito della occupazione della città di La Spezia agendo su tutte le rotabili che adducono a Genova per impedire che le truppe repubblicane e tedesche potessero ivi riunirsi.

Vengono emanati gli ordini. Le missioni alleate accreditate presso il Comando della IV Zona si trasferiscono materialmente presso il Comando stesso. Il Comando si sposta a Vezzola; gli altri Comandi minori ricevono anch’essi gli ordini di spostamento.

Accordi precisi vengono presi con i Comandi Alleati per l’aereo-cooperazione.

Nel momento opportuno le colonne partigiane unitamente alle squadre di sabotatori caleranno dai monti. Le S.A.P. della città dovranno occupare stabilimenti, impianti, acquedotti per impedirne la distruzione. Le singole Brigate manterranno il possesso delle rotabili impedendo la distruzione dei ponti, la Spezia dovrà essere isolata da Genova a mezzo di una frana sulla rotabile Aurelia.

Nei giorni 18-19 e 20 il Comando della IV Zona serra con i Reparti a distanza tattica degli obiettivi fissatigli. Sono marce notturne talune lunghissime che vengono effettuate nel massimo segreto per poter al momento opportuno piombare improvvisamente sulle truppe avversarie.

Si costituiscono magazzini munizioni avanzati, si dà vita alla costituzione di un drappello automobilistico, l’Intendenza sposta i suoi magazzini verso il piano, vengono completate le requisizioni di quadrupedi; i contadini vengono precettati quali conducenti e portatori, si richiamano le staffette femminili che dovranno al momento opportuno scendere in Città per portare al Co0mando della Piazza l’ordine di insurrezione. Il giorno 19 giunge al Comando della IV Zona a mezzo radio del Comando V Armata l’ordine di “bloccare la via Aurelia in modo da impedire il ripiegamento del nemico verso Genova – non sabotare i ponti per agevolare il transito delle truppe alleate. Occupare Aulla”.

Elementi della Brigata Giustizia e Libertà e della Gramsci si portarono sulla via Aurelia e nei pressi di Borghetto Vara: dopo avere distrutto il presidio di Borghetto Vara operano una vasta interruzione stradale.

Essi hanno anche il compito di opporsi ad ogni tentativo tedesco di riattivare la comunicazione.

La guardia civica riceve l’ordine di provvedere, quando il grosso delle formazioni patriottiche avrà oltrepassato tale sbarramento, di riaprire, lavorando giorno e notte, il transito verso Genova.

Viene ultimato il campo di atterraggio per apparecchi in regione Casoni (altezza m.1000).

Tutte le operazioni riescono brillantemente. Cade gloriosamente come visse il comandante del Battaglione Zignago con altri Ufficiali.

Nei giorni 21 e 22 la Brigata Costiera occupa la costa tra Deiva e Riomaggiore; riceve anche l’ordine di prepararsi per un tentativo di sbarco all’isola Palmaria.

Elementi della Colonna Giustizia e Libertà, Battaglione Val di Vara, puntano su Aulla; la Brigata Gramsci (con la Vanni e la Matteotti-Picelli) e la Brigata Cento Croci raggiungono l’allineamento Borghetto-Bozzolo-Sesta Godano.

I comandanti si portano tutti sui fronti di combattimento.

I poteri civili e militari passano alle ore 1 del giorno 23 nelle mani della Guardia Civica.

Nel giorno 23, dalle posizioni raggiunte, i reparti muovono sulla Spezia su due colonne, una per Pignone-S. Benedetto, l’altra per Bastremoli-Monte Albano.

Durante il giorno 24 le Brigate Patriottiche che pure avrebbero potuto raggiungere la Città lasciandosi dietro i tedeschi asserragliati a S. Benedetto, a Monte Viseggi, a Monte Albano, a Monte Parodi, accettano il combattimento ed alla sera dello stesso giorno gli ultimi colpi di cannone segnano la fine della resistenza nemica.

Il mattino del 25 le formazioni patriottiche della montagna raggiungono La Spezia.

In Aulla il Battaglione Valdivara combatte violentemente occupando il paese. Resistenze vengono incontrate nella zona delle Cinque Terre. I reparti patriottici provvedono ad eliminarle l’una dopo l’altra.

L’alba del 25 Aprile trova sulla Foce i Patrioti della IV Zona i quali si incontrano con i primi mezzi blindati alleati che marciano verso Genova.

Diciannove mesi di stenti e di lotta si chiudono così vittoriosamente.

PERDITE SUBITE
Morti 835
Feriti 355
Congelati 128

PERDITE ARRECATE
Morti 2000
Prigionieri 1275

Il Comandante della IV Zona
Colonnello Mario Fontana

Già dal 26 aprile 1945 è formalmente vietato ai partigiani di portare armi in città e alle Autorità militari subentrano le funzioni delle cariche civili (v. CLNp La Spezia)
 
 

col. Mario Fontana “Turchi”, Comandante della IV Zona Operativa
col. Mario Fontana “Turchi”, Comandante della IV Zona Operativa

 
 
Tommaso Lupi “Bruno”, Commissario politico della IV Zona Operativa
Tommaso Lupi “Bruno”, Commissario politico della IV Zona Operativa

Queste immagini, che appartengono alla collezione privata della Famiglia Lupi, sono tratte dal libro di A. Giacché-Antonio Bianchi “Tommaso Lupi, partigiano, artefice della stampa clandestina antifascista”, Ed. Giacché, 2012
 
 

Fonti

  • Archivio storico ISR La Spezia, Fondo I, Attività Militare con particolare riferimento a 1 Serie Comando IV Zona Operativa e 2 Serie Comando I Divisione Liguria.
  • Archivio storico ISR La Spezia, Fondo V, M. Fontana, V.1 Comando Unico IV Zona Operativa con particolare riferimento al Diario storico di M. Fontana (disponibile anche on line).
  • Archivio storico ISR La Spezia, Fondo II, Attività Militare bis (con particolare riferimento a II.2 Serie Comando IV Zona Operativa II.3 Serie Comando I Divisione Liguria).
  • Archivio storico ISR La Spezia, Documenti III.1 Serie C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale); IV.1 Serie C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale).
  • Lunigiana in armi del 30 aprile 1945 (Giornale) OdG in data 27 aprile del CVL firmato Mario Fontana e Tommaso Lupi
  • L’Informatore Partigiano del 28 maggio 1945 (Giornale) “Ai miei partigiani”, articolo di M. Fontana
  • AA. VV., Più duri del carcere, Ed. Emiliano degli Orfini, Genova 1946 (in esso Bertonelli, Giulio, Fra Val di Magra e Val di Vara, Le forze spezzine di GL, per le vicende del Comando Unico pp. 255-256 e pp. 263-264)
  • Beghi, Pietro, Mario, Il CLN e la cospirazione, in Numero Unico 25 aprile, edito nel primo Anniversario della Liberazione (1946)
  • Jacopini, Renato, Canta il gallo, Edizioni Avanti!, 1960, (con particolare riferimento alle pp.45-78 e per la costituzione della Ia Diviisone Liguria a p. 74)
  • Mirabello, M. Cristina, Ricerca Storica sulla Resistenza in provincia di La Spezia, 1965-66, Miscellanea Biblioteca Beghi
  • Bollo, Gerolamo, Tra Vara e Magra- La Resistenza alla Spezia- La Moderna, 1969 (con particolare riferimento a “La Resistenza armata- Le Formazioni”, pp.41-99; per la costituzione del Comando Unico v.pp.55-56; v. anche Appendice con numerosi documenti trascritti dagli originali)
  • Godano, Cesare, Problemi organizzativi ed operativi dei Partigiani della IV Zona, in La Spezia Rivista del Comune- Ristampa del n.4-6 del luglio-dicembre 1955 in occasione della riunione straordinaria del Consiglio Comunale del 13 Novembre 1971 sul tema “Continuità della Resistenza nella società civile”, p. 31 e segg.
  • Beghi, Pietro, Mario, Cronaca del CLNP, in Rivista La Spezia n. 4-6, luglio-dicembre 1955, in P.M.Beghi, Discorsi e scritti dal 1954 al 1966, ISR La Spezia, 1972
  • Beghi, Pietro Mario, Comitato di Liberazione Provinciale e movimento di Liberazione nella provincia della Spezia, in Rivista La Spezia, Anni 1964-1965, numero speciale dedicato al ventennale della Resistenza, in P.M.Beghi, Discorsi e scritti dal 1954 al 1966, ISR La Spezia, 1972
  • Relazione sull’attività politica svolta in periodo cospirativo, insurrezionale e post-insurrezionale dal CLN provinciale di La Spezia, pp. 137-145; Relazione sull’attività politica del CLNP di La Spezia (parte seconda), pp. 157-163 in P.M.Beghi, Discorsi e scritti dal 1954 al 1966, ISR La Spezia, 1972
  • “Relazione sul periodo operativo dal 12 al 25 aprile 1945” del Corpo Volontari della Libertà Comando IV Zona Operativa, redatta dal Comandante Mario Fontana (in “Pietro Mario Beghi-Discorsi e scritti dal 1954 al 1966”, ISR La Spezia, 1972, p.147 e segg.)
  • AA.VV., Mario Fontana e la IV Zona Operativa del Corpo Volontari della Libertà, ISR La Spezia, 1972
  • AA.VV, La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana- Scritti e Testimonianze, ISR La Spezia 1973 (per le notizie sulle formazioni partigiane e l’Appendice documentaria). Si segnala in particolare per la visione diacronica l’Allegato 1 (C.L.N. La Spezia-Ufficio Stralcio- Elenco dei reparti-Loro denominazione, Dislocazione e forza alle date del 31-3-1944; 31-8-1944;30-11-1944; 20-4-1945, p.197 e segg.)
  • Ricci, Giulivo, Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di liberazione in Val di Magra, Nel trentennale della Liberazione, I.S.R. La Spezia, 1975, passim, con particolare riferimento ai capitoli intitolati “Nella IV Zona Operativa”
  • Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Matteotti-Picelli, I.S.R. La Spezia, 1978, con riferimento alle pp. 167, 169, 179-181, 182
  • AA.VV, Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), Atti del Convegno tenuto a villa Marigola nel 1985, Tip. La Moderna, La Spezia, 1987 (passim)
  • Godano, Cesare, Paideia ’44, Edizioni Giacché, 1994, p. 175, 176-179, 191-194 (vengono citate solo le pagine da cui sono state attinte notizie per la presente scheda)
  • Lett, Gordon, Partigiano… Io so cosa vuol dire, Zappa-Sarzana, 1992 (Cenno alle vicende relative alla creazione del Comando Unico pp. 113-115)
  • Ricci, Giulivo, La colonna “Giustizia e Libertà”, Fiap-Ass. Partigiani Mario Fontana- ISR P.M.Beghi-SP, 1995 (seguendo fondamentalmente il filo rosso costituito innanzitutto dal nome di Fontana Mario e Lupi Tommaso, quindi, in ordine alfabetico, dai nomi di Bertonelli Giulio, Cabrelli Antonio, Jacopini Renato, Lett Gordon; per la creazione del Comando Unico si può seguire il nome di Mario Fontana o rifarsi alle pagg. 128-133)
  • Bianchi, Antonio, La Spezia e Lunigiana-Società e politica dal 1861 al 1945, Franco Angeli, 1999, seguendo al solito attraverso l’indice analitico i nomi indicati nel punto precedente. (In particolare per la configurazione della IV Zona p.335, per l’istituzione del Comando Unico e riorganizzazione forze partigiane, pp. 404-406)
  • Fiorillo, Maurizio, Tesi di Dottorato, Uomini alla macchia, partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-45, a.a. 2005 , con particolare riferimento a La Ia Divisione Liguria e la IV Zona p.374 e segg., La I Divisione Liguria nel novembre 1944, p. 503 e segg., La IV Zona alla fine del 1944 p. 513 e segg., Operazioni IV Zona pp. 606 e segg.; v. anche Conclusioni; Organici della IV Zona e fonti di reperimento di essi v. documentazione in fondo alla tesi in pagg. non numerate)
  • Gimelli, Giorgio, La Resistenza in Liguria, Cronache militari e documenti, a cura di Franco Gimelli, Carocci, 2005 (con particolare riferimento alle prime bande organizzate in regione, specificamente alla Spezia pp.37-38, GL alle pp. 51-52, il Comitato militare provinciale della Spezia alle pp.73-74; la costituzione della I Divisione Liguria pp. 173-194, inoltre seguendo attraverso l’indice analitico dei nomi i personaggi citati nella presente scheda: segnaliamo fra essi in ordine alfabetico: Barontini Anelito, Battistini Primo, Beghi Pietro Mario, Bertonelli Giulio, Borgatti Antonio, Cacchioli Guglielmo, Cabrelli Antonio, Coni Franco, Fontana Mario, Lett Gordon, Lupi Tommaso, Rosso Giovanni
  • Gimelli, Franco; Battifora, Paolo, (a cura di), Dizionario della Resistenza in Liguria, Genova, De Ferrari, [2008?], seguendo i nomi dei componenti del CLN spezzino ivi presenti o nomi/documenti citati nella presente Scheda (segnaliamo nel Dizionario, Beghi Pietro Mario, Bertonelli Giulio, Borgatti Antonio, Battistini Primo, Barontini Anelito, Cabrelli Antonio, Fontana Mario, Jacopini Renato, Lett Gordon, Lupi Tommaso; inoltre Liguria Picchiara 1° Divisione, Alexander (proclama)
  • Fiorillo, Maurizio, Uomini alla macchia- Bande partigiane e guerra civile- Lunigiana 1943-45, Laterza, 2010, in particolare pp. 146-153 (per la costituzione del Comando Unico, Ia Divisione Liguria e figura di M. Fontana); oppure seguendo il filo dei nomi citati nella presente Scheda (innanzitutto Mario Fontana, quindi, in ordine alfabetico, Barontini Anelito, Battistini Primo, Beghi Pietro Mario, Bertonelli Giulio, Borgatti Silvio, Cabrelli Antonio, Cacchioli Gino e Guglielmo, Coni Franco, Del Carpio Vero, Grandis Giuseppe, Jacopini Renato, Lett Gordon, Lupi Tommaso, Maggiani Flavio, Rosso Giovanni, Scotti Luciano)
  • Giacché, Aldo; Bianchi, Antonio, “Tommaso Lupi, partigiano, artefice della stampa clandestina antifascista”, Ed. Giacché, 2012
  • Gori, Vega, “Ivana”; Mirabello M.Cristina “Ivana” racconta la sua Resistenza- Una ragazza nel cuore della rete clandestina, Edizioni Giacché, 2013, in particolare “Consistenza ed evanescenza della rete clandestina” pp. 57- 63 (CLNp, Comando Unico)
  • Fiorillo, Maurizio, Una breve storia della Resistenza nello spezzino

Gli inserimenti fotografici della presente Scheda sono stati curati da Mauro Martone

 
 
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Note

[1] Avvertenze per gli approfondimenti nel corso della lettura: la presente Scheda prevede degli approfondimenti riguardanti biografie, brigate, fatti storici. Tali approfondimenti vengono segnalati la prima volta che si incontra il nome, il fatto, la brigata. Per Renato Jacopini v. Nota 10 della Scheda “C.L.N. La Spezia”
[2] La data più probabile è quella del 28 luglio 1944
[3] Per approfondimenti su Vero Del Carpio v. Colonna “Giustizia e Libertà” nel complesso e Nota 26 di essa in particolare; per la figura di Primo Battistini v. Nota 8 e Nota 20 nella Scheda Brigata Garibaldi “U. Muccini” e Nota 4 nella Scheda Battaglione “M. Vanni”; per una nota biografica su Luciano Scotti, v. Nota 1 Scheda “Comando I Divisione Liguria-Picchiara”, per Cabrelli v. Nota 6 della Scheda Battaglione “Matteotti-Picelli”.
[4] Troviamo la notizia della carica di Guglielmo Cacchioli in Bollo, Gerolamo, Tra Vara e Magra- La Resistenza alla Spezia- La Moderna, 1969, p.55
[5] Per la biografia di Barontini, v. Nota 2 nella Scheda Brigata “U. Muccini”
[6] Breve nota biografica su Giulio Bertonelli: Giulio Bertonelli nasce nel 1892. Volontario durante la Ia Guerra Mondiale, invalido, poi tenente colonnello, diventa un esponente di primo piano del Partito d’Azione durante la Resistenza. Dal 9 settembre 1943 fa parte del primo Comitato Militare clandestino a Genova e rimane impegnato in importanti funzioni regionali, a frequente contatto con il territorio spezzino, dove effettua in principio sopralluoghi a Torpiana di Zignago, collegando Genova con i G.L. spezzini guidati da Mario Da Pozzo, Vero Del Carpio, Mario Foce, Cesare Godano, Vinicio Manfrini. Bertonelli invia poi a guidare il gruppo di Torpiana Antonio Zolesio “Umberto Parodi” e Pier Lorenzo Wronowski “Carlo” che lì rimangono fino a quando, nel marzo 1944, vengono avviati in Val Fontanabuona per costituirvi altre formazioni resistenziali. Nel marzo 1944 sostituisce A. Giusti nel Comitato Militare Ligure in qualità di rappresentante del Partito d’Azione. Fa successivamente parte del Comando Unificato Militare Regionale Ligure che sorge a giugno 1944 ed è formalizzato da un documento del C.L.N. ligure il 1 agosto 1944. Tuttavia, già nell’estate 1944, Bertonelli deve essere sostituito a causa dei sospetti che si addensano intorno ai membri dell’organismo e del pericolo di una sua cattura. Nel luglio 1944 è fra coloro che supportano il processo verso un Comando Unificato che trova esito, a fine luglio, nella costituzione della Ia Divisione Liguria comandata da Mario Fontana. Nonostante il Partito d’Azione lo indichi come Commissario politico, quando nel dicembre 1944 viene formalmente definita la IV Zona operativa, tale carica non gli viene conferita. E’ membro del così detto C.L.N. spezzino di montagna dal dicembre 1944. I suoi nomi di battaglia sono “Bianchi” o “Balbi”. Per la biografia e la partecipazione di G.Bertonelli alla Resistenza, v. anche Bertonelli, Giulio, Fra Val di Magra e Val di Vara- Le forze spezzine di G.L., in AA.VV., Più duri del carcere, Casa Editrice Emiliano degli Orfini, Genova 1946; Bertonelli, Giulio, Appunti sul Comando Regionale Ligure del C.V.L, in La Spezia Rivista del Comune- Ristampa del n.4-6 del luglio-dicembre 1955 in occasione della riunione straordinaria del Consiglio Comunale del 13 Novembre 1971 sul tema “Continuità della Resistenza nella società civile” ; Gimelli, Giorgio, La Resistenza in Liguria, Cronache militari e documenti, a cura di Franco Gimelli; v. anche Gimelli, Franco; Battifora, Paolo, (a cura di), Dizionario della Resistenza in Liguria, citato nelle Fonti), ambedue citati nelle Fonti.
[7] Per una breve nota biografica su Giovanni Rosso v. nota 16 nella Scheda C.L.N. La Spezia
[8] Breve nota biografica su Tommaso Lupi: Tommaso Lupi nasce a Lerici (SP) nel 1901. Inizia a lavorare giovanissimo in Arsenale, entrando poi al Cantiere Navale del Muggiano, a diciassette anni, come operaio meccanico. Nel cantiere familiarizza con le idee socialiste, si entusiasma per la rivoluzione avvenuta in Russia nel 1917, partecipa alle lotte operaie del primo dopoguerra, facendo la battaglia per la giornata di otto ore e occupando la fabbrica. Richiamato militare, conquistato dall’idea comunista, entra in contatto con il Partito Comunista tramite alcuni giovani di Pitelli. Entrato poi a lavorare in Arsenale, continua, in occasione del delitto Matteotti, nell’opera di propaganda personale contro il fascismo. Costretto ad allontanarsi, si imbarca sulle navi mercantili, dove naviga dal 1926 al 1928. Rientrato, lavora al cantiere Orlando del Canaletto, entrando l’anno dopo, come operaio specializzato, all’OTO Melara. Già in contatto con alcuni comunisti di Lerici, in fabbrica ritrova i contatti con il Partito Comunista e nel 1929 organizza per conto di esso la stampa con un ciclostile, riproducendo “l’ Unità”, diffusa poi clandestinamente in tutta la provincia. Questa attività dura fino al 1933: nell’estate del 1933, a causa di un infiltrato dell’OVRA nelle file comuniste, scatta infatti la retata che investe una sessantina di sospetti fra Arcola, Lerici, Pitelli, Sarzana, La Spezia. Dopo gli interrogatori, fra le quaranta persone rimaste in carcere, dodici vengono deferite al Tribunale Speciale. Fra esse è Lupi che, condannato, sconta la pena nel carcere di Castelfranco Emilia, uscendone nel 1937 in occasione di un’amnistia. Alla Spezia trova impiego presso una piccola officina della Scorza e poi alla Sias, dove si producono impianti di alta precisione per le armi navali. Riprende allora l’attività politica, riuscendo a svolgerla fino al luglio 1941, quando, in settembre, è di nuovo arrestato e deportato alle isole Tremiti. Da lì, ancora arrestato e condannato a tre mesi di punizione dura, viene trasferito al carcere di Lucera (Foggia). Caduto il fascismo il 25 luglio 1943, Lupi non viene liberato. Esce dal carcere solo l’11 settembre, quindi tre giorni dopo l’armistizio, recandosi dapprima fortunosamente a piedi fino a Pescara, da dove prende un treno che lo porta a Lerici, a casa. Qui ritrova i vecchi compagni di lotta: fra essi, Anselmo Corsini, Mario Pelacchi, Mario Ragozzini, Terzo Ballani con cui Lupi partecipa alle prime forme clandestine di opposizione e, a seguito di una riunione del novembre 1943 (alla presenza di Ennio Carando, Ragozzini, Terzo Ballani, Anselmo Corsini e Giovanni Albertini), essendo stato deciso di impiantare una tipografia clandestina, si dedica ad essa. La tipografia, della cui installazione si occupa Alfredo Ghidoni (responsabile anche della diffusione stampa), è collocata al “Fodo”, alla Rocchetta di Lerici, in una vecchia villa abbandonata, di cui è proprietario un avvocato liberale antifascista di Carrara. La villa, affittata da un falso prestanome, ospita un’attività strategica per la Resistenza, stampando comunicati, manifesti del primo Comitato antifascista provinciale, “ l’Unità”, il materiale del PCI, i documenti del C.L.N., i piccoli giornali partigiani come “Il Garibaldino” e “Il Combattente”. Nell’aprile ’44 viene arrestato Alfredo Ghidoni che, nonostante le percosse e torture, non rivela nulla (rilasciato dopo due mesi, prosegue fino all’aprile 1945 la sua Resistenza ai monti). L’attività, che vede anche la presenza di Armando Isoppo (v. breve nota biografica su Isoppo alla Nota 5 della Scheda Brigata “Garibaldi A. Gramsci”), il quale ha sostituito Ghidoni, dura fino a quando, il 10 settembre 1944, mentre Argilio Bertella stampa e Lupi fa la guardia, arriva una pattuglia tedesca per requisire la villa in funzione bellica dall’indomani. Lupi, che vede i tedeschi arrivare, dà ordine a Bertella di fermare la stampa per non fare rumore, si finge, con grande sangue freddo, custode della villa, e, appena i tedeschi vanno via, inizia immediatamente con Bertella il trasferimento di documenti e materiale. Quanto alla macchina stampatrice, essa è collocata in una cisterna, sulla quale sono posti rami e sassi, anche se i tedeschi, nei giri di ispezione successivi, la scoprono velocemente e cominciano a dare la caccia ai responsabili. Per questo motivo il C.L.N. decide che Lupi e Bertella si trasferiscano in montagna e, tramite la rete dei C.L.N. locali, essi riescono ad arrivare a piedi in Val di Vara. Lupi inizia la sua Resistenza in montagna il 16 settembre 1944, facendo parte del Comitato federale bis del PCI, insieme a Flavio Maggiani, Pietro Perpiglia e Anselmo Corsini. Costituitasi la IV Zona Operativa nel dicembre 1944, egli ne è dapprima vice- Commissario politico e poi Commissario Politico (avendo sostituito Antonio Cabrelli, v. a tale proposito l’importante Nota 14 della presente Scheda). Lupi arriva così l’11 gennaio 1945 a Porciorasco di Varese Ligure dove ha sede il Comando della IV Zona, alla vigilia del terribile rastrellamento del 20 gennaio 1945 che, secondo i piani nazi-fascisti, dovrebbe distruggere il movimento partigiano e che invece vede quest’ultimo in grado di resistere alla tenaglia nemica, ricostituendosi sulle posizioni precedenti dal 1 febbraio. Lupi svolge con equilibrio e competenza unanimemente riconosciutegli, le sue funzioni fino al 25 aprile 1945, quando sfila con il Comando IV Zona alla testa del corteo che percorre le strade della città della Spezia. Dopo la Liberazione egli è Sindaco di Lerici, poi Presidente e vice-presidente della Provincia della Spezia, ricoprendo fino alla morte, avvenuta nel 1976, incarichi autorevoli dentro il PCI (queste note biografiche hanno tenuto conto del libro Giacché, Aldo; Bianchi, Antonio, “Tommaso Lupi, partigiano, artefice della stampa clandestina antifascista”, Ed. Giacché, 2012, con particolare riferimento all’apporto in esso di Bianchi, Antonio, “Per una biografia di Tommaso Lupi”). Per avere l’idea di come un ufficiale inglese vedesse Tommaso Lupi, si legga il Rapporto del Maggiore G.Lett sulla Missione Blundell Violet (Missione di collegamento britannico presso il Comando Unico Spezzino della Ia Divisione Liguria, IV Zona operativa in Fiorillo, Maurizio, Tesi di Dottorato, Uomini alla macchia, partigiani, sbandati, renitenti, banditi e popolazione nella Lunigiana storica 1943-45, a.a. 2005 -Appendice documentaria.
[9] Secondo quanto risulta dall’Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 291/Foglio 2476, in data 19-12-1944 si comunica che dal 21 dicembre 1944 c’è la costituzione del Comando Zona; che la “Cento Croci” diventa Divisione con denominazione di 2° Divisione Liguria Cento Croci; che la 1° Divisione Liguria si chiamerà 1° Divisione Liguria-Picchiara, Si comunica anche che dal 20 dicembre il Raggruppamento Brigate Garibaldi si trasforma in Brigata “Gramsci”.Va anche detto che in un foglio non datato ma risalente con sicurezza a dopo la Liberazione la formalizzazione della IV Zona è ascritta invece al 16 dicembre 1944 (v. Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 374)
[10] v. per Giovanni Ceragioli, il suo nome nell’indice analitico del libro “La Colonna Giustizia e Libertà” di Giulivo Ricci, citato nelle Fonti
[11] per una breve nota biografica su Anselmo Corsini v. nota 2 nella Scheda Comando I Divisione Liguria Monte Picchiara
[12] Nota 2 (La presente Nota è stata redatta anche grazie alla consulenza specifica di Maurizio Fiorillo). Si ha ragione di credere, sulla base dei documenti disponibili, che la sostituzione di Cabrelli avvenga nei fatti, ancor prima della sua definitiva formalizzazione che data 14 gennaio 1945, quando egli rassegna le dimissioni. Nel mese precedente i documenti del Comando IV Zona operativa portano due firme: quella del colonnello Mario Fontana in qualità di Comandante e quella di Tommaso Lupi “Bruno” in qualità di sostituto del Commissario politico (al posto di…)
– 19/12/44 prot. 679 del comando Divisione Liguria “Picchiara”, oggetto “Competenze del Comando di Zona e dei Comandi di Divisione”. Firmato per conto del Commissario Politico da “Bruno” (cioè da Lupi) e da “Cossu”(cioè Mario Fontana).
-21/12/44 – prot. 4 del comando IV Zona Operativa, oggetto “Tesserini e Rubriche Patrioti”. Firmato per conto del Commissario Politico da “Bruno” (cioè da Lupi) e ovviamente da “Cossu”.
Dopo questa data “Bruno” firma sempre per conto del Commissario politico di Zona, di cui non viene indicato più il nome, come se la carica fosse vacante.
-8/1/45 – prot. 33 del comando IV Zona Operativa, oggetto “Funzionamento dei comandi” – Firmato dal vice Commissario Politico di Zona “Bruno” (per conto di nessuno) e da “Cossu”.
– 9-1-45 prot. 53 del comando IV Zona Operativa, oggetto “Novità della zona e servizio informazioni”, – Firmato dal Commissario Politico “Bruno” e da “Cossu”.
A questo punto la transizione da Cabrelli a Lupi è avvenuta e, a compimento di essa, c’è la lettera formale di dimissioni dalla carica di Commissario Politico da parte di Antonio Cabrelli “Salvatore”. La data tardiva e i documenti citati sopra fanno ipotizzare che Cabrelli abbia sperato fino all’ultimo di recuperare l’importante carica di Commissario Politico IV Zona Operativa (v. anche biografia di Antonio Cabrelli alla nota 6 della Scheda “Matteotti-Picelli” nell’Organigramma di partenza).
Eco ancora successiva di tale sostituzione e polemica su di essa è ritrovabile nelle carte G.L. in cui Lorenzino Tornabuoni, comandante della Colonna G.L., si occupa, ormai inutilmente, della questione, dapprima in data 29 gennaio 1945 e poi 4 febbraio 1945 (v. Archivio Storico I.S.R. La Spezia, busta 347/4031 e 4032), recriminando sul fatto che l’incarico non sia stato affidato a Giulio Bertonelli di G.L.
[13] L’obiettivo (fallito) nazifascista è chiaro: eliminare il secondo polmone della Resistenza alle spalle della linea Gotica, dopo aver distrutto alla fine di novembre 1944 la Divisione Garibaldi Lunense e ridimensionato la Brigata d’assalto Garibaldi “U. Muccini”, sbloccando le rotabili strategiche del Bracco e della Cisa. L’obiettivo dei partigiani, delineato dal Comando IV Zona Operativa e conseguito al termine del rastrellamento, è mimetizzare per tempo rifugi in cui deporre materiale non trasportabile; resistere in modo efficace ed ordinato; difendersi in modo elastico, recando al nemico il maggior danno possibile senza essere un bersaglio troppo facile; sganciarsi per tempo; occultarsi; salvarsi; ricostituirsi sulle posizioni precedenti.
[14] A seguito del rastrellamento del 20 gennaio, la Divisione “Centocroci”, scissa in due, con un troncone insediato stabilmente in IV Zona ed un troncone spostatosi su Parma, torna ad essere Brigata (v. per un approfondimento “Brigata Garibaldi Centocroci”)
[15] Le peregrinazioni del Comando IV Zona sono molteplici, dalla prima sede di Adelano (Zeri) a quelle sparse nell’Alta Val di Vara (Sasseta, Porciorasco, Antessio)
[16] La presenza di Henderson è riscontrabile solo in Giacché, Aldo; Bianchi, Antonio, Tommaso Lupi, partigiano, artefice della stampa clandestina antifascista, Edizioni Giacché, 2012, p.84- Altre fonti da noi consultate però parlano di Henderson in IV Zona solo agli inizi di marzo, in sostituzione del maggiore inglese Gordon Lett
[17] v. una nota biografica su Franco Coni nella Scheda “Prima Compagnia Arditi”
[18] Ai primi di marzo G. Lett, sostituito dal maggiore Henderson, passa le linee per recarsi presso gli Alleati; a tale proposito alcune interpretazioni legano il passaggio di Lett al fallimento dei suoi disegni relativamente alla riorganizzazione della IV Zona, altre accentuano invece la necessità che gli Alleati hanno, a questo punto, in vista dell’avanzata finale del fronte, di poter fare conto su un personaggio come Lett, che conosce bene la fisionomia di territori, quale quello spezzino-ungianese, in cui fortissima è la presenza partigiana
[19] Busta 269, foglio 1258 (Archivio Storico I.S.R. La Spezia)

Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Pietro M. Beghi" Fondazione ETS